L’ex delegato alle politiche dello Sport di Roma Capitale Alessandro Cochi è intervenuto sulla situazione di campo Testaccio, chiedendo un intervento della nuova amministrazione guidata dal sindaco Marino:
“Nel corso della nostra gestione amministrativa l’annosa vicenda legata allo storico impianto di via Zabaglia sembrava finalmente giunta ad una svolta dopo l’obbligo imposto, pena la revoca dell’appalto, dall’ Ufficio extradipartimentale Pup presieduto da Alessandro Vannini, dopo relativo passaggio su mia precisa volontà trasversalmente con alcuni rappresentanti del PD e del SEL comunale allora all’opposizione, nella Commissione di Trasparenza dell’Assemblea Capitolina all’azienda concessionaria dei parcheggi interrati (decisi nel 2007 dalla giunta Veltroni) a riprendere subito i lavori. Lavori che oltre al Pup prevedevano la realizzazione di un nuovo e più moderno campo di calcio che sostituisse quello in terra. Tale obbligo però non è stato rispettato e l’appalto revocato, ma il costruttore è successivamente ricorso ai vari gradi di giudizio, vincendo lo stesso, e ottenendo a quanto si sa oggi, l’annullamento della revoca. Un pronunciamento in parte spiegabile forse dal fatto che la convenzione scritta a suo tempo dall’Ufficio preposto potesse presentare parti carenti dal punto di vista tecnico-legale per la stessa Amministrazione. Purtroppo, la storia dei ritardi nei lavori del nuovo Campo Testaccio in concessione all’associazione sportiva dilettantistica che prende il nome del rione, è tristemente nota e personalmente, ho profuso tutto l’impegno possibile per quanto di competenza, per tentare di sbloccarla tenendo in considerazione che nel 2007 la giunta Veltroni diede l’avvio del progetto, ad un Consorzio privato per la costruzione di uno dei tanti Pup, spesso non conclusi e poco apprezzati dalla cittadinanza. Inoltre, un’autorizzazione concessa senza tenere conto che l’area sottostante l’impianto sportivo presentava un elevato rischio di sospensione dei lavori – continua Cochi- per il ritrovamento di reperti archeologici. Come si è puntualmente verificato, nonostante la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma avesse riscontrato tale evenienza. Una situazione paradossale che il Sindaco, l’Assessorato alla Mobilità, l‘Ufficio Pup, l’Assessorato allo Sport, insieme a quello al Bilancio insieme con il Segretariato e l’Avvocatura di Roma Capitale dovrebbero prendere in seria considerazione trovando una rapida soluzione per sbloccare i cavilli burocratici che ancora oggi fermano il cantiere e porre fine allo stato di incuria in cui attualmente si trova la struttura, che dal 1929 al 1940 ospitò le partite dell’A.S. Roma Calcio”