(L. Valdiserri) Fantacalcissimo. Come sarebbe andata se, quest’estate, Walter Mazzarri avesse accettato la proposta della Roma, che lo corteggiava, e non quella dell’Inter? Nessuno può dirlo ma, probabilmente, ci avrebbero perso sia i giallorossi — che sono poi andati con successo su Rudi Garcia— che i nerazzurri. Inter-Roma, anticipo di lusso, stasera alle 20.45, è la sfida tra i due allenatori che, finora, hanno più inciso in questo campionato. Lo dice la classifica: Roma prima a punteggio pieno, 18 punti su 18, e Inter a inseguire a 4 lunghezze, ma i punti «persi» sono quelli dei pareggi contro la Juve bicampione d’Italia e in trasferta contro il Cagliari al termine di una gara poco fortunata.
La Roma ha addirittura 10 punti più dell’anno scorso e l’Inter 2, ma è un altro il dato che determina ancora di più il cambio di rotta: la differenza reti. La Roma di Zeman, dopo 6 giornate, aveva già fatto capire molto: 12 reti segnate e 11 subite. L’Inter di Stramaccioni stava a 10 e 6. In questo campionato: Roma 17/1 e Inter 16/3. Possono essere le grandi imbucate nella corsa allo scudetto. Sono le due migliori difese del campionato, ma sia Roma sia Inter giocano un bel calcio. Quello dei giallorossi è sotto gli occhi di tutti: senza punti di riferimento per l’avversario; con fitto interscambio di posizioni a centrocampo e attacco; una cooperativa del gol che ha mandato a segno 9 giocatori diversi, più l’autogol di Cacciatore in Roma- Verona su cross di Maicon. Garcia ha fatto un piccolo capolavoro.
Ma anche il calcio di Mazzarri—più concreto e meno spettacolare — ha organizzazione, corsa e tecnica. Caratteristiche che pochi mesi fa erano state completamente smarrite. Garcia, alla vigilia, ha fatto un interessante rilievo: «Sarà una partita importante, speriamo anche bella». Non è amore disinteressato per gli spettatori: se sarà una gara spettacolare, la Roma ha più chance di vincerla. Se prevarrà l’intensità, l’Inter parte favorita. È poi lapalissiano che De Rossi e Strootman non debbano prendere lezioni di grinta da nessuno e che Palacio o Milito (che parte in panchina) abbiano la classe cristallina del campione.
Rudi Garcia, che nei giorni scorsi ha ricevuto i complimenti di Arrigo Sacchi per come ha trasformato in gruppo compatto quella che pochi mesi fa sembrava un’Armata Brancaleone, ha presentato la gara come al solito: cercando di infondere fiducia nei suoi giocatori. «Io penso sempre positivo e così, anche se sarà difficilissimo, vado a Milano per vincere». Gli chiedono se, dopo così poco tempo, senta già la squadra sua al 100%. Lui risponde e raddoppia: «Mi fido dei miei al 200%». Scarta solo, da buon francese, quando gli chiedono se lui e Mazzarri hanno fatto la rivoluzione: «Rivoluzione è una parola importante in Francia. Questa è una parola forte per me. È solo una stagione in cui abbiamo iniziato bene le cose. E poi, per parlare di rivoluzione, bisogna guardare indietro e a me non piace farlo. Guardiamo al futuro, alla partita contro l’Inter ». Garcia dovrebbe riproporre la squadra che ha stritolato il Bologna (5-0), con Torosidis al posto dell’infortunato Maicon. Come al solito, il dubbio è in avanti: Florenzi, Gervinho e Ljajic in tre per due maglie. Il serbo si è allenato meno degli altri in settimana (lombalgia) e potrebbe partire dalla panchina. Quando si è alzato ha sempre fatto bene: tre gol — a Verona, Lazio e Bologna entrando in campo a partita in corso. Non ha segnato, a Parma, quando è partito da titolare.
Mazzarri non ha convocato Campagnaro e Jonathan perché «anche se non sono infortuni gravi, voglio in campo solo giocatori al massimo delle loro possibilità ». Scelta che rende ancora più attuale una domanda tattica: sceglierà di difendere con una linea a quattro contro il 4-3-3 dell’avversario? Stasera la risposta.