(L. Valdiserri) – I pali e la traversa sono lì, piantati. Non li puoi spostare. Ma se la palla sta per superare la tua linea di porta – e tu ci credi fino in fondo – c’è ancora una carta da giocare: il salvataggio alla disperata. La Roma di Rudi Garcia, quella dei 27 punti conquistati su 27, ma soprattutto del numero 1 nella casella dei gol subiti (Biabiany, in Parma-Roma del 16 settembre), ha trovato il suo simbolo nell’impresa dell’ultimo centimetro. Domenica, quando la gara contro l’Udinese era ancora sullo 0-0 e Gabriel Silva aveva saltato De Sanctis con uno «scavetto», sono stati in due a lanciarsi a corpo morto, rischiando addirittura di ostacolarsi: Benatia e Castan hanno sprintato per arrivare sul pallone prima che entrasse in porta. Ha «vinto» il brasiliano, che ha salvato con un’acrobazia che ha strappato applausi.
Nella partita precedente, contro il Napoli, era stato Daniele De Rossi a rischiare l’osso sacro per cacciare fuori dalla porta il pallone di Pandev che era stato smorzato, con una prodezza, da De Sanctis. Il miracolo del portiere sarebbe stato inutile senza la folle corsa di De Rossi quando si era reso conto che il macedone stava volando tutto solo davanti al portiere giallorosso. La gara era ancora sullo 0-0. Poco dopo sarebbe arrivato il primo dei due gol di Pjanic. Proprio nella partita dell’unico gol subito, contro il Parma, è venuto un salvataggio importante di Marco Borriello, non esattamente sulla riga, ma molto vicino: poco dopo il colpo di testa«salvatutto» è nato il contropiede del terzo gol (rigore battuto da Strootman, su fallo subito da Gervinho): dal possibile 2-2 al 3-1 che ha chiuso la partita. Meno decisivo, perché la partita era già sul 3-0 per la Roma, è stato l’intervento di Strootman sul colpo di testa di Cacia in Roma-Verona. Ma anche quello simbolico: ha dimostrato subito che questa Roma non vuole proprio subire un gol. Nemmeno a partita decisa. Come se fosse un peccato mortale.