(M. Evangelisti) Nel suo acrobatico avventurarsi lungo le pareti verticali della lingua italiana, Rudi Garcia un giorno disse tra l’altro: «Il centrocampo è il cuore del mio gioco». E tale rimane anche quando il reparto deve rinunciare al giocatore più inventivo, cioè Pjanic, ed è costretto a viaggiare a scartamento ridotto perché la squadra è rimasta in dieci e inevitabilmente la copertura diventa più importante della costruzione.
ESERCITAZIONI – La mediana romanista in versione Garcia si compone di tre registi a tempo pieno uno dei quali, cioè De Rossi, va a formare con i due difensori centrali un rostro praticamente inespugnabile. E di volta in volta ai tre protagonisti suddetti si aggiunge almeno un attaccante per arginare la controffensiva avversaria quando il pallone passa di mano. Questo meccanismo può anche sbriciolarsi, con tutti gli ingranaggi fragili di cui è composto, per circostanze fortuite tipo l’inferiorità numerica. Non accade, non è accaduto perché Garcia è molto attento alle situazioni pratiche che possono verificarsi nel corso di una partita. Molte delle sue esercitazioni tattiche supersegrete simulano appunto contingenze di questo tipo: il gioco in dieci, ma pure che cosa fare quando al contrario la Roma si trova in superiorità numerica. Ieri, quando Maicon ha perso il filo e si è fatto espellere, Garcia ha sostituito Pjanic con un centrocampista arretrato di maggiore tenuta difensiva, cioè Torosidis. Ma si è accorto subito che in questo modo la squadra arretrava eccessivamente. E ha ripristinato la struttura consueta dei tre mediani rinunciando all’unica punta vera, Borriello, per inserire Michael Bradley. (…)
SOTTORETE – L’azione passa tutta intera per i piedi della banda di centrocampo del sergente Garcia. Oltre che per i cervelli fini di Ljajic e Strootman, entrati in risonanza. De Rossi che recupera una palla ballonzolante in giro e la serve all’olandese. Ljajic taglia verso il nulla e Strootman finge di servirlo mettendo fuori causa un difensore. Poi converge e vede arrivare al centro il marine calvo, che dovrebbe in teoria starsene in postazione ad aspettare il contrattacco avversario e invece, essendo fresco e rapido di pensiero, si inserisce al centro. Strootman la tocca, Bradley la colpisce, come in un’azione di pallavolo con l’alzatore che innesca l’opposto. (…)