(M. Evangelisti) – Esistono oggetti dal potere inesplicabile, sacri graal dei quali non ti spieghi il senso. Sai solo che ce l’hanno e non se ne può prescindere. Il Pallone d’Oroera un premio istituito da una rivista francese, il che fa parecchia eleganza, anche se l’essenza del calcio ha sempre aleggiato altrove. Dal 1956 a oggi ha avuto il tempo di diventare il riconoscimento più desiderato, affascinante in ogni sua singola incarnazione, straziante per chi non lo vinceva, definitivo per chi riusciva ad averlo. (…) France Football lo ha creato, il presidente del calcio Joseph Blatter lo ha adottato in maniera che ogni anno esistesse un solo giocatore più giocatore degli altri. Fino al 1994 premiava solo gli europei, fino al 2006 calciatori di club dell’Uefa, poi è diventato trofeo universale. (…)
OCCASIONI – Il fiele è rimasto tutto a chi non lo vince. Francesco Totti non è mai stato preso in considerazione e questa non può essere colpa del giocatore. La formula, che prevedeva una votazione da parte di 96 giornalisti di tutto il mondo e adesso ammucchia nella lista dei grandi elettori 208 giornalisti e 208 tra allenatori e capitani, lo ha sempre svantaggiato. Gli sarebbe servita una squadra in primo piano sul palcoscenico europeo. Aveva la Roma, bel nome e poca sostanza. (…) Scoprono adesso quel che si sono persi. France Football dà spazio a un articolo sulle doti del capitano della Roma, sulla sua dedizione, sulle differenze tra lui e il resto. Lo definiscono eterno, regale. Non accennano al Pallone d’Oro, graal che Francesco ha cercato per una vita intera senza mai raggiungerlo. Dovrebbero. Dovrebbero almeno ammettere che lasciare Totti senza quel riconoscimento sarebbe come negare ad Einstein il Nobel. Potrebbero assegnargli un Pallone d’Oro alla carriera, per esempio. Hanno cominciato a farlo con l’Oscar e nessuno ne ha mai rifiutato uno, anche se Peter O’Toole ci andò vicino e venne convinto a prenderlo dalla famiglia.