(R.Boccardelli) – Rudi Garcia è una miniera di buon senso, al punto di apparire perfino scaltro, se non banalmente bravo nel fare il suo mestiere senza inventarsi inquietanti teoremi o altre astrusità pseudocalcistiche.
Ricorda un po’ Liedholm quando dice di non sapere che stasera c’è Fiorentina-Napoli («davvero? Allora forse la guarderò…») un po’ Capello quando predica tensione e attenzione, cattiveria nell’affrontare anche l’ultima della classe. «Perché in Italia anche le piccole sono organizzatissime e possono metterti in difficoltà. Come il Chievo».
Si sta sovraesponendo a livello mediatico in questi giorni e lo fa volentieri proprio per nascondere la squadra, per lasciarla tranquilla al lavoro, per non far distrarre i suoi ragazzi da questa magica scia che stanno lasciando sul campionato. Magnifica molto più del dovuto la squadra di Sannino ma lo fa a ragion veduta. Comincia a vedere intorno a sè troppo entusiasmo, troppi voli pindarici, perfino tra le mura di Trigoria come ha candidamente ammesso in conferenza stampa. Ma è giusto che il popolo giallorosso sia contento e sogni ad occhi aperti. La squadra però no. Deve essere quella delle nove giornate, quella che ha e avrà fame di vincere almeno fino a maggio inoltrato.
Intanto comincia a ragionare sulle prime difficoltà intraviste anche a Udine. Visto che nessuno riesce a muovergli una critica ci pensa lui stesso: «Sono due partite che giochiamo meno bene». Rudi il pragmatico ha fiutato l’aria. Ha capito che l’effetto sorpresa è finito. Che da domani in poi tutte le squadre che affronteranno la Roma metteranno in campo qualsiasi espediente pur di non lasciare la buona impressione e i tre punti. Si apre una nuova fase, con un calendario apparentemente favorevole ma che nasconde mille insidie.