(A. Giardini) – Emigrante è una parola che dovrebbe essere familiare a ogni italiano. «Ognuno di noi ha avuto un nonno, uno zio, un parente che è andato lontano per lavorare, e per campare. Siamo sempre stati emigranti, ma si vede che lo abbiamo dimenticato». Gianfranco Zolaè stato uno dei primi a scegliere di andare all’estero a giocare: ci raccontavamo che il nostro era il calcio più bello del mondo, e non ci siamo accorti che gli altri ci sorpassavano a destra. (…) «Io sono e sarò sempre italiano. Ma quello che non va lo vedo. E’ un momento delicato, siamo in una grave crisi politica ed economica, le reazioni sono scomposte, non sono normali. Vedo la gente che muore sui barconi per raggiungere le nostre coste, e mi chiedo come abbiamo fatto a dimenticarci chi siamo. Il valore della vita è superiore a quello delle leggi. Ma non sono pessimista: noi italiani nei momenti difficili tiriamo fuori il meglio. Non è un modo di dire: ci succede anche nel calcio».
Lo segue il nostro campionato?
«Sempre, mi interessa molto».
In testa c’è la Roma di Garcia, subito dietro il Napoli di Benitez. Tecnici stranieri. Sarà un caso?
«Soltanto una conseguenza del libero mercato. Intanto gli italiani vanno all’estero, non soltanto io. Non è necessariamente un male, anzi è un modo di portare nuove idee. Basta viverlo nel modo giusto».
Questa sera c’è Roma-Napoli.