Il calcio italiano si analizza nel Bilancio Sociale Figc 2013 e si scopre più umano e sensibile. Non soltanto quindi curve chiuse, violenza e cori discriminatori: nel lavoro di tutte le componenti della federazione (dalla Lega di A agli arbitri,tecnici e giocatori) si mostra anche quel lato bello che è spesso offuscato da altri interessi, altri problemi. «Il bilancio sociale ha assunto quest’anno una dimensione più organica, facendo un piccolo ma significativo passo avanti nella direzione giusta», dice il numero uno della Federcalcio, Giancarlo Abete, presentando la 2/a edizione del volume realizzato con il contributo della Uefa e redatto in collaborazione con PricewaterhouseCoopers.
«Bisogna dire brava alla Figc – plaude il presidente del Coni, Giovanni Malagò, intervenendo nella Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri -. Io esigo che anche il Coni faccia un bilancio sociale. È un elemento di necessità che il mondo dello sport, più che del calcio, impone. L’idea di avere una volontà di trasparenza e impegno è il miglior biglietto da visita per la governance della Figc». E in quella che il dg Antonello Valentini definisce «la testimonianza dell’impegno civile e sociale in cui crediamo», non mancano le note positive: dall’aumento dei tesserati (1 milione e 359mila nel 2011/2012, di cui 50mila stranieri provenienti da 121 nazioni, rispetto al milione e 342 mila del 2010/2011), al calo degli episodi di violenza (148 incontri con incidenti su 2289 partite nel 2005/2006 contro i 60 incontri su 2246 gare del 2011/2012), al minimo storico dei match con feriti: 107 rispetto ai 208 di sei anni prima. Ma ad Abete non basta: «Gli stadi sono un palcoscenico importante. La normalità non è attrattiva per la comunicazione. Ma noi dobbiamo creare le condizioni affinchè una famiglia normale possa andarci evitando la violenza non solo fisica, ma psicologica di chi la fa sentire indesiderata».
Nel frattempo incassa il sostegno di don Luigi Ciotti. «Nel Bilancio ci sono i volti e le fatiche del ‘noì che alimentano speranza. Il calcio ha un’importante funzione sociale – sono le parole del fondatore dell’associazione Libera-. I campioni hanno la grande responsibilità di esserlo anche nella vita perchè i ragazzi guardano e imitano. Gli stadi non possono essere zone franche dove non valgono le regole e la violenza si deve combattere in tutte le forme a partire dalla scuola». Una responsabilità che la Figc declina nella lotta al razzismo, nelle campagne di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne e la mortalità infantile, nel sostegno ai terremotati dell’Emilia Romagna (stanziati 467mila euro per il recupero di strutture sportive). Non soltanto con il fondo iniziative sociali che nel 2012 ha erogato un milione e 166mila euro, ma anche con la presenza in prima linea della Nazionale di Prandelli: con gli allenamenti a Medolla e Quarto, la visita ai campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau o l’incontro con Papa Francesco. «Il vostro è stato un segno di speranza – riconosce don Ciotti,ricordando la visita degli azzurri a Rizziconi, sul campo confiscato alla ‘Ndrangheta -. Le mafie non hanno gradito e ci hanno bruciato 500 ulivi, ma grazie a voi ora nella scuola calcio ci sono 250 ragazzi. Hanno distrutto gli ulivi, ma sono fioriti i ragazzi».
Fonte: Ansa