(A. Pugliese) Forse ha ragione lui, chissenefrega della storia di Capitan Futuro. Molto più importante provare a scriverne un’altra di storia, magari aggiungendone un bel capitolo già stasera. «Fossi andato a giocare altrove, magari al Barcellona, probabilmente avrei vinto di più — dice Daniele De Rossi a Sky Sport —. È una storia che vale per me come per Totti. Ma poi pensi alla gente di Roma e all’amore dei tifosi e allora il pensiero passa…». Come passa quello legato proprio a Capitan Futuro, un appellativo che Daniele non ha mai vissuto con entusiasmo. «Un soprannome che non mi ha mai fatto impazzire: mettiamolo da parte, anche perché per me è un orgoglio essere il vicecapitano della Roma. Davanti ho Francesco, sapere che subentrerò a lui quando smetterò non è piacevole, né per me né per i tifosi. Nessuno farà festa dicendo “evviva, De Rossi è diventato capitano”: saranno tutti dispiaciuti, perché il giocatore più forte della storia della Roma smetterà. E non c’è bisogno di avere la fascia al braccio per essere felice, mi basta che i compagni mi vedano come un amico e i tifosi come un simbolo».
Zeman, Mondiale & razzismo Stasera intanto c’è l’Inter, contro la quale lo scorso anno si giocò anche una semifinale di Coppa Italia. All’epoca c’era Zeman, che accusò Daniele di scarso impegno. «A Trigoria sanno tutti che mi sono sempre comportato con onestà — ribatte lui —. Sono accuse che mi sono fatto scivolare addosso, pensando a lavorare. Anche se mi hanno dato fastidio». Così, per un po’ il suo rifugio è stata la Nazionale, dove De Rossi non ha sbagliato mai (o quasi) partita. È vero, l’Italia si è piegata a Spagna (Europeo) e Brasile (Confederations), ma chissà che al Mondiale non vada diversamente. «Tra noi e le prime al mondo non c’è un gap incolmabile, se tutto va bene possiamo puntare al massimo». Ergo, magari anche al trionfo iridato. Che avrebbe anche una dedica già pronta, visto che Daniele presto diventerà ancora papà. «Mi piacerebbe che i miei figli prendessero da me l’onestà». Chiusura sul razzismo: «Una cosa odiosa, ma quanti di quelli che fanno i cori negli stadi sono davvero razzisti o solo ignoranti? Lo fanno per offendere un giocatore, per farsi una risata su qualcosa che non fa ridere. E l’ignoranza non finirà mai, come il razzismo».