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GAZZETTA DELLO SPORT Il passato insegna “Scudetto? Calma”

Esultanza Roma

(M.Calabresi/C.Zucchelli) Tredici anni fa, di questi tempi, c’era già chi aveva preparato le forbici d’oro (create da un orefice di Formello) per scucire lo scudetto dalle maglie della Lazio. La Roma era stata progettata per vincere, nessuno sentiva ragioni. Stavolta, non ci si aspettava un inizio così e gli ultimi cazzotti hanno fatto male: così le forbici (magari per scucire la coccarda della Coppa Italia) restano nel cassetto e nessuno ha preso casa al Circo Massimo. Si capisce facendo un giro a Testaccio, ma lì si potrebbe esagerare con la scaramanzia. Per conferma, allora, abbiamo scelto anche due quartieri meno «coinvolti», Boccea e Cinecittà. Ma l’ en plein di profili bassi è più di un indizio.

Ferrarinho «E te credo – dice Alessandro, macellaio di Testaccio –. La parola scudetto si può iniziare a masticare (testuale, ndr ) dalla ventesima giornata». Nel suo banco ci sono tanti oggetti giallorossi. Il prossimo potrebbe essere qualcosa di Gervinho, «una Ferrari da 700 cavalli. È quello che mi ha sorpreso di più». Oltre a Garcia: «Dirige benissimo l’orchestra. E la musica suona bene. Ci saranno momenti difficili, ma credo che abbia il polso per gestirli».

Troppo m’è costato Anche Enzo il salumiere ammette che «è una follia parlare di scudetto. Non me fate di’ niente… ». Scaramanzia? «Anche. Ma troppe delusioni negli ultimi due anni. Se dovessimo battere il Napoli, forse una speranzetta… Anche se non so quanto mi converrebbe. Nel 2001, troppo m’è costato lo scudetto. Ho anche dovuto comprare una maglia della Lazio per scucire il tricolore. Ora non lo rifarei». Forse lo rifarebbe Maurizio (soprannominato «coppainfaccia» da un collega laziale), che però spiega che «nominare certe parole porta male. La finale di Coppa Italia ci ha fatto male, non vogliamo illuderci. Anche se… ». Vincere venerdì cambierebbe parecchio: «Potremmo parlare di fuga, poi sarebbe dura riprenderci». Ma non bisognava tenere i piedi per terra? «In quel caso un po’ di sogni sarebbero autorizzati».

Low profile «Meglio andarci cauti» anche secondo Marco, tabaccaio di Boccea: «Pensavo sarebbe stata l’ennesima stagione di transizione. Ora, invece, sarei tentato di dire che vinceremo lo scudetto con quattro o cinque giornate d’anticipo, ma la Roma ci ha abituati a brutte sorprese negli ultimi anni. Certo, vedere Totti con il tricolore prima che smette sarebbe il massimo». Del capitano parla anche la signora Giuliana: «Ho una certa età, ma a Francesco voglio proprio tanto bene. Ha l’innocenza nell’anima, come i ragazzini, meriterebbe di rivincere qualcosa di importante».

Gran bel film Si scopre romanista anche il mercato di Cinecittà. Gabriella e Mauro andavano in trasferta poi, «tanti anni fa a Firenze ci bucarono le ruote della macchina. E abbiamo smesso». Ma l’amore per la Roma è intatto: «Dobbiamo stare calmi – dice la signora –, anche perché i laziali ci portano male» I laziali, il macellaio Enzo, non li calcola: «Del 26 maggio non ce ne frega niente, anche perché abbiamo perso per colpa di Andreazzoli». Nessun riferimento anche da Giovanni, testaccino trapiantato: «Giocatori preferiti? Non ce n’è uno in particolare, stanno andando tutti alla grande». Interviene la moglie Pina: «Ce sta er regazzino piccoletto (Florenzi, ndr ): ammazza quanto corre…». Poco più in là c’è «zio» Fernando, 78 anni, 66 di domeniche passate allo stadio: «Sono felice di aver rivisto De Rossi ai suoi livelli. La Roma è da primi tre posti». Poi Armando, che gestisce un banco di alimentari: «Nel 2001 offrimmo panini, pizza e porchetta a tutti. Oggi non so se lo rifarei: c’è crisi, e poi bisogna rimanere coi piedi per terra». Sicuro?

Spettatori I laziali, invece, hanno passato momenti migliori. Qualcosa però provano a dirla. Magari parlando di un altro record della Roma: «Bravi, sono tre anni che non prendete gol in Europa». Vero, ma non preciso. Di anni ne sono trascorsi «solo» due (25 agosto 2011, Roma-Slovan Bratislava 1-1), ma per i romanisti sembrano passati lo stesso secoli. In fondo, l’obiettivo di Garcia è tornare in Europa: al resto, non vuole pensarci nessuno. Ma non sembra solo scarmanzia.

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