(L.Garlando) Si assomigliano, a cominciare dal grande sogno: rincorrere lo scudetto con la maglia più amata, quella della propria città. Venerdì lo faranno sullo stesso campo, protagonisti del partitone Roma-Napoli: Alessandro Florenzi e Lorenzo Insigne. Intanto domani potrebbero condividere un altro stadio e un altro grande sogno: protagonisti con la stessa maglia azzurra in una partita ufficiale della Nazionale. L’allenamento di ieri a Coverciano ha dato ossigeno alle speranze: Florenzi a destra, Insigne a sinistra, in un 4-1-4-1 che prevedeva Pirlo davanti alla difesa, trampolino ideale per le sgommate e i tagli dei due ragazzi.
GEMELLI DIVERSI Con una certa ansia vediamo baby-talenti zompettare ovunque: tedeschi, olandesi, i belgi tanto trendy… I nostri crescono a singhiozzo (El Shaarawy, Verratti…). Florenzi e Insigne sono forse i più pronti a esprimersi con continuità ad alto livello. Si assomigliano anche nel fisico, non esattamente da corazziere, però con una differenza sostanziale: di Insigne dicevano sempre «piccolo, ma bravo», di Florenzi «bravo, ma piccolo». Lorenzo, gioiellino del vivaio napoletano, è scivolato di squadra in squadra con la leggerezza del predestinato. Alessandro, meno baciato dalla grazia, ha dovuto sgomitare. Quando Stramaccioni prese in mano gli Allievi nazionali della Roma, Florenzi era una riserva sulla soglia del taglio. Strama ne fece un titolare e poi un protagonista dei trionfi in Primavera. Il ragazzo ricambiò segnando al primo incrocio con l’Inter di Stramaccioni. Di testa, come il primo da professionista in B, col Crotone, tanto per far capire che l’altezza non è tutto. In quella stagione, Florenzi e Insigne si spartirono il premio di miglior giovane del torneo. Lorenzo era a Pescara, agli ordini del maestro che gli ha messo le ali: Zdenek Zeman. Una stagione da 18 gol, seguita a quella foggiana da 19. Una gloriosa campagna nelle province che gli fruttò il ritorno a Napoli su un cavallo bianco. Florenzi invece fu sbolognato al Crotone per poi essere riacquistato in tutta fretta.
COME ZEMAN Nell’estate 2012 Zeman, sbarcato alla Roma, avrebbe potuto riunirli, ma De Laurentiis si tenne stretto Insigne. L’operazione è riuscita a Prandelli che del Boemo disse: «Dovessi pagare il biglietto per una partita, andrei a vedere quella di Zeman». Sintonia di calcio offensivo e di attacchi in corsa. Insigne, accolto trionfalmente ieri sera alla stazione di Napoli, racconta la sua emozione: «Una gioia e un orgoglio giocare in azzurro nel mio San Paolo. Ho chiesto 20 biglietti per parenti e amici. Io, napoletano, vivrò intensamente anche la giornata a Quarto. Roma-Napoli? La Roma è partita fortissimo, noi lotteremo fino in fondo. I tanti nazionali confermano che sarà un grande incontro». In questa stagione Insigne ha già rifilato un paio di nobili maradonate al Borussia Dortmund in Champions e all’Argentina in amichevole, ma Florenzi, capocannoniere della Roma di Totti, capolista, non è messo peggio. A forza di sgomitare, ora è «piccolo, ma bravo» anche lui. Una fascia laterale per ciascuno domani al San Paolo, alla stessa altezza.