(P. Condò) Anche se a livello di risultati la settimana europea è andata meno male di quanto appaia, perché soltanto il raccolto della Juve è stato seccamente inferiore alle attese (in questo momento l’Arsenal è fuori portata non solo per un Napoli privo di Higuain), non c’è dubbio che il ritorno dentro i confini nazionali venga vissuto dai nostri eroi con una certa apprensione.
La sensazione che soprattutto in Champions le vere salite debbano appena venire è ineludibile, sul prossimo cartellone ci sono scritti i nomi di Real Madrid e Barcellona, e tra oggi e domani il calendario di A propone tre scontri diretti, che sono lenti di ingrandimento: se ti va bene stai benissimo, ma se ti va male stai malissimo. Passi per InterRoma di questa sera, confronto tra le squadre più trendy del momento, che contiene una drammaticità limitata visto che finora sono state (col Napoli) le più soddisfacenti e, non giocando le coppe, entrano nel cono di luce una sola volta alla settimana evitando sovraccarichi nervosi. JuveMilan di domani è viceversa una mano di poker con una posta già cospicua sul piatto. La puntata della Juve è molto mentale, perché in campionato i risultati ci sono e la classifica non piange: ma al di là di qualsiasi dichiarazione, è evidente che il primo pensiero di questa stagione è la Champions, ovvero un miglioramento del quarto di finale dell’anno scorso. La realtà indotta dal pareggio col Galatasaray prevede ora che la qualificazione agli ottavi semplicemente agli ottavi passi per un’impresa in casa turca, non esattamente un luogo amabile. Il deficit di risultati in coppa ha poi precise spiegazioni di gioco, sia nella tattica sia nell’intensità, ed è possibile che senza due sviste arbitrali a favore lo fotograferebbe pure la classifica di serie A.
La Juve deve quindi battere il Milan per parlare a se stessa in tono rasserenante, mentre il Milan dovrebbe fare altrettanto per motivi più pratici: pur concedendo ad Allegri l’alibi degli infortuni in specie quello di Kakà, attorno al cui acquisto ruota la stagione dieci punti di distanza dalla Roma (con sette squadre davanti) assomigliano già a un punto di non ritorno per quanto riguarda le ambizioni più sfrenate. Che non abbiamo mai autorizzato, anzi, ma nella stanza dei bottoni continuano a venire considerate. FiorentinaLazio di domani sera, un po’ infiacchita dalle molte assenze, è un classico match a eliminazione, almeno per un po’: chi vince resta attaccato all’ultimo vagone del treno, chi perde deve riorganizzarsi e ripartire all’inseguimento (ma del terzo posto).
E si torna a stasera, perché per tutta l’estate abbiamo detto che Inter e Roma, pur agevolate dal fatto di lavorare su un arco settimanale (quando hai un allenatore nuovo è la benedizione massima, il primo anno di Conte alla Juve lo dimostra), nel migliore dei casi sarebbero arrivate alla Champions; forse è ancora la previsione più saggia, ma giustamente della nostra saggezza le tifoserie non sanno che farsene visto che laRoma è arrivata a un filotto di sei vittorie giocando un calcio di entusiasmante ariosità, mentre l’Inter ha retto con sicurezza l’alta classifica mostrando generale solidità e la freschezza del rifiorito Alvarez (e dell’esplosivo Icardi). Tecnicamente alla settima giornata non esistono spareggi, ma InterRoma assegna il titolo di miglior nuovo progetto; che è come il titolo d’inverno, in molti casi anticipa l’oscar di maggio.