(M. Evangelisti) Il calcio intessuto di numeri può persino diventare noioso. Non ci sono in terra iarde da percorrere, non c’è la linearità dell’azione in stile baseball (lancio, battuta, attacco) da tradurre in statistiche, non c’è la mancanza di pressione fisica come capita nel basket o è di regola nella pallavolo. E’ gioco di combattimento e intimidazione in cui talvolta un buon digrignar di denti vale più delle cifre immacolate. (…)
PERICOLOSI – Ma alcuni dati qua e là sostengono le filosofie degli allenatori. I tecnici scorrono le cifre. Qualcuno che si sente più moderno, e Rudi Garcia è tra questi, ci nuota dentro. Andiamogli dietro per un attimo. La Roma vanta la maggiore percentuale di pericolosità del campionato (72%), intesa come rapporto tra le palle gol costruite e quelle realizzate. Naturalmente anche in questo caso possiamo discutere sulla definizione di palla gol. Il numero comunque sta lì e risalta. In media i giallorossi tirano 15 volte a partita, 7,1 volte nello specchio della porta, e segnano 2,9 reti. A farla breve: l’attacco funziona. E qui non c’entrano le formule. C’entrano piuttosto gli esercizi specifici che Garcia fa condurre alle punte (Totti prima della partita tende a evitarli per non rischiare guai muscolari). Alla fine degli allenamenti accade per esempio che il suo assistente Frédéric Bompard si piazzi sul lato corto dell’area alla destra dell’attacco e cominci a crossare. Lui non sbaglia mai, i giocatori chiamati a calciare al volo sì. Ma alla fine le percentuali migliorano. Gervinho appena arrivato alla Roma metteva in pericolo la fauna del luogo. Lo stesso Florenzi, miglior marcatore della squadra con quattro gol, non sbuccia più un pallone. Un’altra possibilità è il percorso a ostacoli. Si piazzano pali davanti all’area, in posizioni varie. Gli attaccanti uno alla volta devono passare in mezzo a due bastoni, controllare il passaggio, girarsi e tirare. Tutto molto banale, esecuzione facilissima. Però in questo modo ci si abitua a piazzare il pallone dove conviene senza lasciarsi distrarre dai pensieri che vanno.
ORDINE – Il superamento della difesa avversaria è dato per scontato, è la prima parte della storia e non il clou. Viene preparato in altre fasi dell’allenamento. Quel che conta, e che mancava nelle annate precedenti (nel 2011 la Roma tirava in porta più di ogni altra squadra e segnava pochissimo), è la pura e semplice efficacia della conclusione. Durante alcune partite a campo ridotto Garcia fa piazzare un uomo oltre la linea di fondo, libero da marcatura, a fare da sponda in maniera che la punta possa liberarsi più facilmente. E affrontare faccia a faccia il portiere. Garcia e i suoi aiutanti preparano situazioni simili a quelle in cui gli attaccanti s’imbattono durante le partite e li invitano a risolverle. (…)