(O. Beha) – Folla a Fiumicino al ritorno degli “eroi di Udine” e facsimile di notti mondiali sia pure in miniatura per i tifosi della Roma, che vince sempre. Ci si interroga su quale sia, se c’è, l’incantesimo che ha trasformato il rospo in un principe, nel breve volgere di un trimestre scarso. Di più, in mezzo a gesti apotropaici di vario livello e raffinatezza, ci si chiede da un lato come possa oggi obiettivamente qualcuno battere “questa” Roma, spingendo in là nelle settimane eventuali timori per la Juve, la squadra più forte ancora da incontrare. E dall’altro ci si inerpica su sentieri ipotetici per esorcizzare i rischi, con domande da bar sport, dunque le migliori: come può prendere gol la Roma dopo l’evidente “provo – cazione” di Biabiany a Parma, una vita fa? Forse su calcio di rigore, ma di chi, del povero Chievo ultimo in classifica che giovedì, nel turno infrasettimanale, comporrà probabilmente un catenaccio-monstre più passibile di generarli, i rigori, che di conquistarli? Oppure del Torino domenica prossima, andando avanti lungo un calendario che solo ora si scopre “amico”, dopo nove vittorie di fila?
UN TORINO regolato dal Napoli con la facilità di una squadra certamente superiore cui però, per non saper né leggere né scrivere, intanto si fischiano due rigori o dubbi o insensati, e poi si vede… Meccanismo buono anche per la Juventus, dell’ambo che insegue la capolista, che stradomina il Genoa, ma apre le marcature su un rigore che non c’è, ma tu dimmi… E poi in tv o sui giornali se ne parla quasi come un atto dovuto, che traduca nello score la superiorità di un competitor su un altro, neanche fosse un match di boxe in cui i punti attribuiti vengono sostituiti da un cazzotto dato dall’ar – bitro… Forse Conte, che ha tutte le ragioni nel discutere una stampa che si inventi le cose negative come le liti nel club (se fossero positive ovviamente nessuno obietterebbe… ed è successo, con la stampa favorevole), invece di lamentarsi alla Crozza di “discriminazioni umane” parafrasando quelle “territoriali” penalizzate dalla giustizia sportiva in un crescendo rossiniano di ridicolo, dovrebbe solo riconoscere che puoi dominare senza segnare, e un gol su rigore inventato che apre la partita differisce lievemente da un rigore inventato già sul 3-0 a favore. Non ci vuole un filosofo o un tecnico campione del mondo per ragionare su ciò. Come rischia il tragicomico Galliani che chiede “le scuse dell’arbitro ai miei giocatori” per una sconfitta a Parma in cui effettivamente hanno contato le fischiate sbagliate o mancanti. Se è per questo, i giocatori della Fiorentina aspettano più motivatamente le sue di scuse dopo la stagione “rapinatrice” che ha dato al club ex di via Turati la Champions a spese loro. Pensi a Balotelli, che è meglio… L’argo – mento rigori, ovvero una sineddoche per parlare di rapporto di potere tra club, giustizia sportiva, designatori, arbitri e loro corollari, è un’ottima leva anche per tornare non ripetendosi troppo sulla Roma fantastica anche a Udine, appunto un mix di compattezza, linearità, forze triplicate dall’assenza di Totti come accade nelle famiglie migliori, culo – diciamolo senza ambagi lessicali, culo o addirittura culissimo in certi frangenti ma fa parte della attuale congiunzione astrale – e saggia distribuzione di pesi e responsabilità sull’intiera rosa (cfr. la serenità di un “panchinaro” come Bradley, decisivo nel risultato). Perché chiamo in causa i rigori, o l’istituto dei rigori come terminale visibile (come ammonizioni ed espulsioni) del giudizio o pre-giudizio arbitrale nella filiera del potere pallonaro? Perché, notazione poco frequentata, finora la Roma non ha scandalizzato per favori arbitrali.
SÌ, IL RIGORE a Milano contro l’Inter, comunque già in vantaggio e in una partita pragmaticamente dominata se non nel gioco nei suoi effetti, oppure il rigore con il Napoli, comunque di un genere all’ordine del giorno. Ma finora nulla di eclatante: che succederà da ora in poi? La Roma sempre più sotto i riflettori pagherà dazio oppure ne verrà rimeritata come nuovo socio di un club ristretto che (quando ne vale la pena) gode dei favori arbitrali? Sono queste le due ipotesi divaricate, perché per la mia modesta esperienza non si dà un’ipotesi intermedia. È troppo in alto la Roma per viaggiare anche da questo punto di vista a fari spenti. E a proposito del calendario, alla luce del presente sembra stilato da Garcia: Fiorentina e Napoli, tra un Cuadrado e un Higuain, si elidono domani e la Roma gioca con il brutto anatroccolo giovedì… Curiosa settimana, mentre le azioni in Borsa restano alte e i tifosi restano svegli… P.S. Nel frattempo ne hanno combinata un’altra, dico la Figc. Per bambini e adolescenti fino ai 15 anni è arrivata la stangata del costo dei tesseramenti, cresciuti di oltre il 200% e a volte quasi del 300%. C’è da allibire. L’unico futuro del calcio, ma non solamente del calcio come svago ma come predominante veicolo di comunicazione sociale, viene disarmato a tariffe esose, un caro- bollette rotondocratico applicato alle famiglie? Ma su, carissimo Albero federale, ditemi che avete scherzato…