(A. Bacconi) Roma-Napoli non sarà una partita da pareggio salomonico. Per mentalità degli allenatori e opportunità di classifica, entrambe punteranno al successo sapendo che l’obiettivo per entrambe sarà tenere il passo della Juventus, ancora la squadra da battere. La sfida è piena di chiavi di lettura, molte delle quali inedite. Da una parte c’è il nuovo corso del Napoli voluto fortemente da De Laurentis, con Benitez che ha dato: partecipazione collettiva sia alla fase difensiva, sia a quella offensiva, ricerca della velocità sugli esterni e della tecnica nei corridoi centrali, libertà decisionale dei singoli negli ultimi 30 metri.
IL NUOVO ATTACCO – Tutti parlano della rivoluzione tattica della difesa diventata a “quattro”. Ma in realtà il passaggio più cruento è stato davanti. L’anno scorso il tessitore del gioco era Hamsik che veicolava coi suoi movimenti tra le linee tutte le trame azzurre, mentre Cavani le finalizzava. Quest’anno il riferimento alto è Higuain, che muovendosi bene spalle alla porta accentra il gioco e crea gli spazi per gli inserimenti altrui. Lo slovacco però, avendo perso centralità, stenta a ritrovarsi, nonostante vada in gol con più frequenza.
LA VERA SORPRESA – Una vera sorpresa è la Roma, se si considerano le ultime fallimentari conduzioni tecniche di Luis Enrique e Zeman e la fuoriuscita di campioni dello spessore di Marquinhos, Lamela e Osvaldo. Garcia è arrivato nella capitale senza fare proclami e senza dare molte direttive. Il suo focus iniziale è stato quello di studiare i propri giocatori. Il 4-3-3 interscambiabile che ha distrutto l’Inter è così il frutto non di alchimie tattiche prestabilite, ma del paziente puzzle costruito per incastrare al meglio tra loro le caratteristiche dei singoli.
IL VERTICE BASSO – Il paradigma del valore di questo modus operandi è tutto nella ricostruzione psicologica, prima che tecnica, di De Rossi, intorno a cui ruotano molti dei meccanismi che rendono oggi la Roma la miglior difesa del campionato. Vertice basso di un centrocampo a 3, composto da altri due interpreti di grande livello come Strootman e Pjanic, si scambia spesso di posizione con Castan e Benatia. Quando la prima punta avversaria (Higuain ad esempio) torna tra le linee, il centrale difensivo esce con lui, aggredendolo per impedirgli di girarsi, e il mediano azzurro scala dietro ricomponendo la linea a 4. Da quella posizione può anche dare il suo contributo, recuperata palla, nella costruzione del gioco.
Il raggio d’azione di De Rossi coinciderà, più o meno, proprio con quello di Hamsik di cui abbiamo parlato. Potrebbe essere il duello chiave del match. Gli inserimenti di Hamsik potrebbero creare spazi utili anche ai tagli da sinistra di Insigne o Mertens. Molto importante sarà anche decodificare la collocazione strategica di Totti, terminale di tutti i disimpegni, vista la sua abilità nell’aprirsi l’angolo di passaggio sulla corsa in profondità di Florenzi e Gervinho. Penso che Behrami e Inler lavoreranno molto sulle traiettorie di passaggio per evitare a Totti di entrare troppo spesso in possesso di palla. Servirà al Napoli anche una linea difensiva abbastanza bloccata perché a Gervinho non può essere concesso l’uno contro uno. Terzino e centrale dovranno collaborare molto per garantire nella sua zona il raddoppio sistematico.