(V. Meta) – In tempi in cui il campanilismo sembra essere diventato piuttosto pericoloso, basterebbero le facce diFlorenzi e Insigne per promuovere la campagna contro le generalizzazioni territoriali: educatissimi, riservati, rispettosi delle regole, lontani dagli stereotipi su romani e napoletani, per quanto paradossalmente le loro città non potrebbero averle più dentro. Stanno realizzando il loro sogno di quando erano bambini, Alessandro e Lorenzo, giocare all’Olimpico con la Roma l’uno e al San Paolo con il Napoli l’altro, e se per Insigne l’impressione che ci sarebbe riuscito se la porta dietro fin dalle giovanili, Florenzi ha stupito anche chi lo conosceva bene per la rapidità con cui ha saputo imporsi sui palcoscenici più importanti.
Meno quattro a Roma-Napoli, il conto alla rovescia per la sfida al vertice dell’Olimpico per i due giovani giocatori si consuma a Coverciano, dove la Nazionale ha fatto ritorno ieri dopo il 2-2 nella trasferta in Danimarca. Meno due a Italia-Armenia, partita inutile per i più, serata di gala per Insigne, cui infatti il ct Prandelli concederà una passerella nel suo stadio nonostante alla gara con la Roma mancheranno solo 72 ore. Florenzi dovrebbe invece restare in panchina, e per Rudi Garcia non può che essere una buona notizia.
Vite parallele, percorsi convergenti. Insigne è sempre stato il predestinato, quello baciato da un talento che nemmeno i 163 centimetri di altezza avrebbero potuto ostacolare. Stella delle giovanili del Napoli fino al 2009, Lorenzo va via dopo un anno e mezzo di Primavera, non senza aver esordito in Serie A con Mazzarri, destinazione Cavese e poi Foggia, dove trova Zdenek Zeman che da ragazzo di talento lo trasforma in grande giocatore. Diciannove gol in Puglia, diciotto a Pescara, dove segue il Boemo nella leggendaria stagione 2011/2012. Stagione in cui si affaccia sul calcio vero Florenzi, uno scudetto Primavera conquistato da capitano e addosso zero aspettative: «È bravo, ma non ha il fisico per stare ad alti livelli», dicono i maligni. Risposta: prima partita in Serie B titolare nel Crotone e primo gol da professionista (di testa, peraltro). Immediata arriva la convocazione in Under 21 di Ciro Ferrara, che prima lo mette a fare l’interno di centrocampo e poi, visto che togliere di squadra uno fra Marrone e Fausto Rossi è complicato, se lo inventa largo a destra nel centrocampo a quattro. Dall’altra parte gioca Insigne ed è subito spettacolo.
In Serie B si incrociano due volte, la prima all’Adriatico vince Lorenzo (doppietta di Sansovini), la seconda allo Scida Alessandro porta avanti il Crotone segnando un gran gol, ma i ragazzi di Zeman rimontano con Immobile e Cascione. Finiranno il campionato dividendosi il premio di miglior giovane della B. D’altra parte, anche l’ultimo scontro in Primavera lo aveva vinto Insigne: era il 4 aprile 2009 e a Trigoria finì 1-0 per il Napoli, gol di Camillo Ciano, che poi Florenzi avrebbe ritrovato compagno di squadra a Crotone, e Insigne si prese gli unici applausi di una partita altrimenti bruttina (la Roma era attesa di lì a poco alla finale d’andata di Coppa Italia contro il Genoa di un ragazzino con la cresta e il cognome esotico, ma questa è un’altra storia).
Il salto in Serie A è andato meglio a Florenzi, visto che con Mazzarri Insigne veniva impiegato col contagocce. Si sono incontrati al San Paolo nella serataccia dell’Epifania, entrambi partendo dalla panchina, al ritorno Lorenzo non c’era ma il campionato era praticamente già finito. Quello di venerdì prossimo sarà il loro primo incontro all’Olimpico e ci arriveranno forti di un inizio di stagione strepitoso per tutti e due: tre gol in campionato per Florenzi, uno solo in Champions per Insigne, ma di quelli che non si dimenticano. In mezzo l’Europeo Under 21 sfiorato in estate, quando hanno dato una lezione alla fortissima Olanda di Strootman e contro la Spagna di Isco hanno ceduto solo dopo aver lottato fino all’ultimo. Roma-Napoli, meno quattro. I ragazzi sono insieme.
ZEMAN LI VOLEVA INSIEME – Sembrava tutto possibile, nei giorni dell’ebbrezza promozione del Pescara, anche che Zeman, ormai a un passo dalla panchina della Roma, portasse con sé i suoi pupilli. In cima alla lista, neanche a dirlo, c’era Lorenzo Insigne, un po’ perché del Boemo era un fedelissimo per aver lavorato con lui già ai tempi del Foggia, un po’ perché il discorso rinnovo con il Napoli era ancora tutto da definire e lui aveva voglia di tornarci ma più ancora di giocare.
Sembra tutto molto più che possibile anche il 1° giugno 2012: mentre a Trigoria Zeman firma il contratto con la Roma, Insigne alla Borghesiana prepara una trasferta in Irlanda con l’Under 21 (sarà l’ultima della gestione Ferrara) e quando gli dicono che il suo ex allenatore si sta riprendendo la panchina giallorossa, non fa finta che la cosa non lo riguardi: «Se mi volesse con sé? Beh, dovrebbero parlare con il Napoli perché il mio cartellino ce l’hanno loro. Però è chiaro che la Roma per me sarebbe una grande opportunità…».
D’altra parte, a Sabatini Insigne piaceva e non da quel giorno. Negli schemi di Zeman si sarebbe inserito all’istante, visto che li conosceva ormai da due stagioni, e in più rispondeva a molti dei criteri dell’allora linea romanista: giovane, talentuoso, perfetto per il gioco del Boemo. Il trasferimento a Roma non lo avrebbe spaventato, nonostante sia legatissimo alla famiglia, genitori e tre fratelli (tutti e tre calciatori, di cui uno, il diciannovenne Roberto, da tempo nel giro delle nazionali giovanili), al punto da tornare a vivere a Frattamaggiore una volta rientrato da Pescara, prima del matrimonio con Jenny.
Gli indiziati a seguire Zeman a Roma erano fondamentalmente solo due, perché Immobile è sempre stato destinato al Genoa: Insigne e il gioiello di casa Marco Verratti, che però qualche dubbio sull’opportunità di un trasferimento immediato in una realtà molto più grande ce l’aveva, al punto che nell’Under 21 qualcuno lo prendeva pure in giro. Insigne invece era molto tentato, perché il San Paolo era il sogno di sempre (figuriamoci il San Paolo e la “dieci” di Maradona), ma Zeman aveva fatto di lui un giocatore vero e in quei giorni a Roma si respirava un entusiasmo contagioso. Alla fine intervenne De Laurentiis in persona, che gli rinnovò il contratto e lasciò che lui e Florenzi continuassero a essere compagni sì, ma solo in azzurro. E adesso per Insigne è arrivato il momento di presentarsi da avversario nello stadio che avrebbe potuto essere il suo.