(D. Giannini) La Roma sul tetto d’Europa. E’ una sensazione tutta nuova, bella, esaltante, inebriante. L’aria lassù in cima è diversa, fresca, pungente. A quell’altezza è anche rarefatta. Col rischio teorico che ti manchi l’ossigeno, che si perda lucidità. In teoria, perché la formazione di Garcia sembra pienamente in sé, pienamente cosciente della propria forza, dei propri mezzi. Quelli che le hanno permesso di mettere una in fila all’altra 8 vittorie. Sì, insomma, la tabellina del tre che è diventato un bel tormentone in città e che ha lasciato tutte le rivali indietro di almeno cinque lunghezze.
Quegli stessi mezzi che hanno permesso alla Roma di essere unica. Nel vero senso della parola. E non solo in Serie A. Perché nessuna squadra dei campionati che contano è ancora a punteggio pieno. Prendete la classifica della Liga, quella della Premier, oppure della Bundesliga o della Ligue 1. Tutte le formazioni hanno sporcato la casella dei pareggi o, peggio, delle sconfitte. Solo quella della Roma è pulita, candida, immacolata. Le ultime due a crollare, a cedere il passo allo squadrone giallorosso che “correte, scappate” che sta arrivando, sono state il Barcellona e l’Atletico Madrid. Nell’ultimo turno, il nono, i blaugrana sono stati fermati a Pamplona non dalla festa di San Firmino, ma dall’Osasuna che ha chiuso la porta ed è finita 0-0. E’ andata peggio all’Atletico Madrid di Simeone che ha interrotto la sua corsa sfrenata perdendo 1-0 sul campo dell’Espanyol. E con questo la Liga e fuori gioco.
Si passa alla Premier, dove da tempo tutte hanno lasciato per strada dei punti. Così come in Ligue 1, dove il carroarmato PSG ha 24 punti in 10 partite frutto di 7 vittorie e 3 pareggi. Un cammino normale, non come quello da marziani della Roma, che fa meglio pure delle due finaliste dell’ultima Champions League. Col Bayern di Guardiola che ha 23 punti in 9 partite e il Borussia a inseguire con 22. Ecco perché già da qualche settimana tutta Europa punta gli occhi sulla formazione giallorossa. Una squadra unica, che unisce bel gioco a numeri da capogiro. Come quelli che riguardano la difesa. Un solo gol subito, anche qui meglio di tutti. Con Biabiany che sta diventando sempre più l’ultimo esemplare di una specie in via di estinzione: quella dei calciatori in grado di segnare alla Roma. Un solo gol al passivo, le grandi d’Europa se lo sognano. Quella che si avvicina di più è il Southampton con 3 reti, e poi il Bayern di Guardiola (4) e via via tutte le altre che continuano a chiedersi i segreti di una retroguardia imperforabile. E un solo gol subito significa anche avere una differenza reti super: + 21. Che non è record solo perché c’è il Barcellona che ha fatto +22. Un’inezia, un piccolo gap da colmare magari già domenica a Udine. Ma se il Barça dovesse allungare in questa classifica, chissenefrega. Basta che la Roma continui la sua cavalcata, anche con una striminzita vittoria per 1- 0. O con un pirotecnico successo per 5-4 (anche se probabilmente De Sanctis non sarebbe d’accordo). Dopo la tabellina del tre, a Udine c’è la prova del nove. Questione di numeri, questione di “grandi numeri”. Che per alcuni sono una legge secondo la quale la Roma avrebbe già dovuto perdere da tempo. Una legge ripetutamente infranta dagli uomini di Garcia. Una Roma fuorilegge. Forse è per questo che c’è tutta Europa a inseguirla.