(T. Cagnucci) – “You may say I’m a dreamer, but I’m not the only one…”. “Puoi dire che sono un sognatore, ma non sono il solo”. È Imagine di Miralem Pjanic, il pianista sull’oceano di questo sentimento, due note piazzate al momento giusto per fare la canzone di sempre. Imagine… Giusto due minuti. Uno proprio all’ultimo come per scappare a rifugiarsi subito nel sogno dopo aver fatto l’azzardo di prenderlo (come per andare a coccolarselo quell’1-0, a difenderlo, a curarlo questo sogno) e l’altro al 71’. Al 71’ senza commento. Imagine… Ho visto Maradona ed era Pjanic… Imagine… chiudi gli occhi e riguarda al rallentatore questa notte da decantare e da cantare e vedi De Rossi ancora correre, correre, correre e correre a perdifiato appresso a un pallone, come da ragazzino correva in mezzo alla strada, come corre un qualsiasi ragazzino in mezzo a qualsiasi strada e a qualsiasi pallone: come corre un uomo dietro al suo sogno (che sia una casa, una donna, un uomo, un figlio, un lavoro, un pallone… un sentimento). Imagine come corre Gervinho che appena prende la palla prende il vento che gli soffia la sua Curva, quel boato nero, quell’alito africano che lo accompagna dall’Olimpico alla savana; Imagine la mia Africa che è anche quella di Benatia, Imagine che esiste un calciatore di calcio in serie A che vince 15 partite consecutivamente (le ultime 7 con l’Udinese, le prime 8 con la Roma e apposta mo c’è Udinese-Roma).
Imagine… Immagina un mondo senza religione perché poco dopo la mezzora del primo tempo la perdi (Imagine e Losing my religion) e i minuti senza di lui sembrano veramente anni: sono 33’ quando esce Francesco Totti e il mondo sembra sempre un po’ più buio, e freddo, e brutto. Imagine che non puoi non sentirti anche musulmano se hai Benatia in squadra e se hai Miralem Pjanic quant’è bello spira tanto sentimento, e ti chiedi dove sia la Mecca, quanto sia importante quella pietra nera tirata in quel rigore, come siano da considerare buoni pure gli Ottomani (soprattutto oggi) che più o meno hanno passato tanto tempo della loro storia in Bosnia. Imagine la Bosnia e trovarla bellissima. Imagine che Rudi Garcia dica che questa è una vittoria di Pirro proprio oggi che è il 18 ottobre e il 18 ottobre del 202 Avanti Cristo a Zama Scipione l’Africano sconfiggeva Annibale assicurando la vittoria della Repubblica Romana (magari 2-0); non c’entra niente ma ci sta bene, soprattutto quando Rudi Garcia aggiunge che “Roma è eterna gli altri passano”. E come passano…
Imagine Morgan De Sanctis che diventa Jack Nicholson in Shining quando va ad abbracciarsi quella capoccia dall’oro in testa di De Rossi e Maicon che continua a declamare versi coatti sulla fascia destra, mentre mette paura ai bambini sul triciclo tipo Insigne e tutta la Roma fa rosicare Orsato quando fa torello e con Strootman sembra l’Olanda del ’74. Imagine che Biabiany deve essere bravo almeno come Marco van Basten se ha segnato a questa Roma, o almeno come Marco Borriello. Imagine Marco Borriello che corre, corre e corre come il suo amico Daniele, e capisci meglio le parole che gli dedica proprio il suo amico Daniele, e magari pure quell’sms mandato troppi anni fa (“annamo a vince”, magari era per questa stagione, magari…). Imagine. Immagina quello che non puoi dire, ma non è per scaramanzia, è solo perché ti scoppia dentro il cuore. E perché quello di più bello che puoi immaginare stanotte, stamattina, adesso già ce l’hai: che tutta la gente viva per oggi, mano per mano, condividendo il mondo sotto la tua Curva. Imagine… Potranno dirti che sei un sognatore, ma non sei il solo perché sei anche di più: sei un tifoso della Roma.