(G. Giubilo) – Via all’apertura della caccia. La muta inseguitrice deve affidarsi all’Udinese, per rallentare la fuga della Roma capolista, con due turni di gare in pochi giorni. Le partite di metà settimana prendono il posto delle coppe europee, stavolta nessun vantaggio per i giallorossi, anche per loro saranno parentesi lavorative.
Naturalmente non è in pericolo un primato che nessuno è in grado di insidiare, ma il campionato potrebbe assumere una nuova fisionomia se i giallorossi non riuscissero nell’ennesimo exploit, quello di interrompere una lunghissima imbattibilità interna dei friulani.Rudi Garcia sa bene che questa sfida, la più affascinante del cartellone domenicale, rappresenta un esame di laurea. Da affrontare senza Totti, ma anche senza Gervinho, il tecnico francese rifiuta ogni alibi, ha altre armi a disposizione per fronteggiare una squadra ricca di giovani di talento, con un ex come Nico Lopez che afferma di sentirsi orfano di Zeman: è in buona compagnia, potrebbe fondare un club con Goicoechea e Tachtsidis.
Per le più immediate inseguitrici, due classiche con modesto livello di rischi, il Torino e il Genoa vivono ormai di ricordi, la colonna di sinistra della classifica rappresenta già un obiettivo più che accettabile. Per i granata, pranzo al San Paolo, Napoli, moralmente confortato dall’impresa corsara di Marsiglia in Champions, Benitez felice per le promesse del presidente sui possibili rinforzi di gennaio, pronostico chiuso anche se nel nostro campionato c’è ben poco di scontato.
La Juventus torna nel suo stadio dopo l’amarezza del Bernabeu, una sconfitta che per altro ha offerto garanzie a Conte sul potenziale della squadra. Gasperini, che ha fatto parte della storia juventina sia pure a livello di settore giovanile, tenterà lo sgambetto con il Genoa appena ritrovato dopo un brusco divorzio. Aspetta conferme Montella dopo il ribaltone consumato a spese dei fieri nemici bianconeri, ma il Chievo vale sicuramente più di quanto non reciti la sua classifica, il Bentegodi non sarà disposto a stendere tappeti di velluto, ma la Fiorentina ha vissuto il suo giovedì di Europa League come una placida seduta di allenamento.
Potrebbe raggiungere l’Inter, che ha ristabilito le gerarchie nei confronti nel Verona: che segna due bei gol, mentre sono un po’ avventurosi quelli dei nerazzurri, però sono anche il doppio. Divertimento a San Siro, come sempre accade quando si segna tanto, però in questo caso sono troppi gli errori delle difese. Ancora splendido Palacio, l’uomo in più per Mazzarri. La notturna vede il ritorno all’Olimpico della Lazio, che stenta a risollevarsi dopo una serie di delusioni. Nella notte era stato arrestato il capo ultrà «Diabolik», latitante, l’hanno sorpreso e messo in manette mentre stava guardando la partita dei laziali a Cipro. Non era già punito abbastanza?
A parte gli scherzi, Petkovic si deve impegnare a fondo per restituire alla squadra quella cattiveria agonistica che aveva prodotto grandi risultati. Non sono sufficienti a giustificare il declino i tanti infortuni e gli interrogativi su un Klose che ormai sembra guardare soprattutto alla prospettive del Mondiale con la sua Germania. Ci vorrà una Lazio ispirata per venire a capo di un Cagliari che ha soltanto un punto in meno in classifica, ma che adesso tornerà a giocare in Sardegna le partite interne.
Dopo la farsa della condizionale e le accuse all’immobilismo di una Lega che mai aveva dato segni di vita, adesso abbiamo gli appelli alla civiltà dei tifosi, si comportino correttamente. Come se bastasse una sommessa preghiera per indurre alla ragione i teppisti di professione. La notizia più inquietante riguarda la ricerca di «larghe intese» tra i club e il tifo organizzato. Quello, se non sbaglio, che Fabio Capello aveva indicato come il peggiore male del calcio. Aveva torto?