(A.Serafini) – La premessa è d’obbligo: parlare dopo è sicuramente più semplice e divertente, ma almeno una volta sarà capitato a tutti, partendo proprio da noi, di non riuscire a sfuggire ai tanti soliti luoghi comuni che la storia romanista ci ha portato spesso a raccontare. Un esercizio abitudinario, inasprito poi dalla tormentata estate giallorossa appena trascorsa, dove le macerie del 26 maggio chiudevano un biennio di fallimenti. Nessuno se lo sarebbe mai aspettato, almeno in questi termini e con questi numeri, di trovarsi a gioire o a commentare la Roma prima in classifica dopo otto giornate con altrettante vittorie. Una sorpresa dietro l’altra cominciata dalla scoperta del nuovo tecnico Rudi Garcia, l’uomo scelto da Sabatini per scacciare i brutti ricordi di chi lo ha preceduto.
Le delusioni però bruciavano ancora e più che le speranze, in città regnava (legittimamente) ancora sovrana la paura. «Lille è un paesino, Garcia non sa cosa gli aspetta in un ambiente come quello di Roma» veniva neanche troppo sussurrato, così come la scarsa fiducia che aleggiava intorno al ds romanista: «Se Sabatini avesse voluto veramente Garcia lo avrebbe preso due anni fa». Pensieri più o meno nascosti, a volte sbandierati a gran voce anche verso chi aveva reso al di sotto delle proprie aspettative: «De Rossi ormai ha finito il suo ciclo a Roma e poi con Pjanic non può giocare. Si pestano i piedi». Figuriamoci quindi sui nuovi acquisti: «Io l’ho visto spesso Gervinho con l’Arsenal, ti pare che se fosse ancora un buon giocatore Wenger l’avrebbe mandato via?». Oppure: «Maicon è rotto, ma è stato preso per far sta buona la piazza». Tutto condito con il solito teorema: «Attenzione perché lo spogliatoio della Roma ci mette poco a far fuori gli allenatori novellini». L’aggravante si è concentrata poi sulle cessioni comunque altisonanti: «Osvaldo e Lamela sono stati venduto, Destro non è pronto e Totti non è una vera punta. A Trigoria lo sanno che nel calcio senza attaccanti non si fa gol?». Impossibile non avere dubbi legato alla difesa: «Marquinhos non c’è più e Benatia (costato troppo) con Castan non possono giocare insieme. Troppo lenti, troppo uguali». Per fortuna sono arrivate in soccorso le statistiche: 8 vittorie, 22 reti segnate e soltanto 1 subita. Poco importa, perché alla fine tra i tifosi romanisti, chi non è contento ora di essersi sbagliato?