(F. Bocca) Roma-Napoli non ha cambiato la storia del campionato, anzi l’ha ribadita, scritta quasi su pietra. E sotto gli occhi niente meno che di Maradona. La Roma non ha ancora trovato un avversario capace di fermarla. Pur rimettendoci Totti, alla fine ne è uscita con l’ottava vittoria consecutiva. Ai due gol di Pjanic, cecchino freddissimo con due micidiali calci da fermo — punizione e rigore — aggiunge soprattutto una difesa record. Il gol preso da Biabiany sta rimanendo solo soletto come la particella di sodio nell’acqua minerale. La Roma resta al comando e il Napoli registra il primo ko in campionato. La Juve adesso ha la chance del sorpasso. Il Napoli ha rinunciato niente meno che ad Higuain, il suo pezzo da novanta, il trascinatore che aveva passato le ultime due settimane a recuperare pazientemente dall’infortunio e a prepararsi per questo match. Ma l’essere andato in panchina fa anche pensare che Benitez abbia comunque voluto preservarlo per la Champions dopo lo choc del ko di Londra contro l’Arsenal, affrontato appunto senza l’argentino.
Alla fine non è andata in maniera troppo differente. Benitez lo ha tenuto in panchina fino a quando ha pensato di poter risolvere il match facendone a meno. Ma appena lo ha buttato dentro già sull’1-0, la Roma in pochi istanti ha addirittura raddoppiato e il Napoli è rimasto addirittura in dieci per l’espulsione di Cannavaro (era già in disgrazia, figuriamoci adesso). In appena mezzora Roma-Napoli si è ritrovata senza i suoi principali attori. All’assenza di Higuain si è infatti unita l’uscita mesta e zoppicante di Totti, dopo un contrasto con Pandev, dolorante alla coscia destra. Un paio di minuti di massaggio non sono stati sufficienti a recuperarlo e Borriello è entrato a sostituirlo.
La perdita del suo capitano ha provocato sconcerto e sbandamento nella Roma che ha faticato a ricomporsi. Il Napoli per poco non l’ha infilata con Pandev in contropiede, su cui hanno salvato in collaborazione De Sanctis (l’ex che a Napoli non si sentiva più il numero 1) e De Rossi, e poi con Insigne. Il maghetto biondo ha sbagliato sotto la porta, mentre in tribuna lo osservavano Maradona e anche Prandelli che ormai lo ha battezzato in nazionale. È stata la partita di Miralem Pjanic, una festa in una settimana indimenticabile. Prima la storica qualificazione della Bosnia poi i gol pesantissimi al Napoli. Il primo è arrivato nel recupero del primo tempo. Ha sfruttato una punizione procurata da Gervinho, trottolino elettrico, contropiedista dai movimenti veloci e imprevedibili pure per i suoi stessi muscoli, visto che è poi dovuto uscire anche lui toccandosi una coscia, che un po’ si butta e ci prova, un po’ gli avversari lo stendono sul serio. È quello che è capitato allo sfortunatissimo Cannavaro (entrato al posto di Britos) innescando il fallo sul brasiliano, e facendone scaturire una punizione che poi il bosniaco ha trasformato in gol. Il secondo è arrivato circa alla metà del secondo tempo quando ancora Cannavaro ha causato il rigore su Borriello (decisione dubbia tra le proteste dei napoletani) poi trasformato sempre dal talento bosniaco. Reina para i gol a Balotelli, ma non a Pjanic.
A inizio partita si è udito chiaramente in curva e intonato da qualche centinaio di persone il solito coro “Napoli colera”. Discriminazione territoriale o razzismo bello e buono che sia, vedremo che regolamento s’inventeranno adesso.