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PALLA AL CENTRO PER RUDI I più e i meno della sfida contro l’Udinese

Rudi Garcia

Nuovo appuntamento per la rubrica di GazzettaGiallorossa.it, che si sofferma su quanto fatto nel corso dei 90 minuti di gioco contro i bianconeri, sottolineando positivamente e non, le migliori azioni e giocate messe in scena sul rettangolo verde.

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L’esultanza di De Sanctis. Sbeffeggiato fin dal fischio d’inizio del match dai suoi ex tifosi l’estremo difensore giallorosso lascia andare tutta la sua gioia nel finale di gara urlando, festeggiando e chiamando a raccolta tutti i compagni di squadra e i supporters uniti in una vittoria sofferta e faticosa come quella del Friuli. Il portiere ex Napoli risulta in assenza di Totti e accompagnato da un redivivo Daniele De Rossi l’emblema della Roma tutta carattere e concentrazione costruita dall’ottimo Rudi Garcia. Rinunciare ai premi Champions di De Laurentiis e ad un ruolo certo di gregario pur di approdare alla Roma, si sta rilevando la scelta migliore che il vice campione d’Europa potesse fare e la Roma pensare. Konsel.

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La rete di Bradley e il record raggiunto. Cercando le similitudini con l’ultima Roma scudettata viene in mente il fatto che la squadra del 2000-2001 aveva tra le sue fila il primo giapponese della storia a vincere uno scudetto in Italia, e che questo proprio ad Udine segnò uno dei gol più importanti della cavalcata che valse il tricolore: Udinese-Roma 1-3 (Montella-Tommasi-Nakata). Ora, forse stiamo esagerando ma decisivo nella gara contro i bianconeri (imbattuti in casa da 13 mesi) è stato un gol del primo americano a vestire la maglia giallorossa e, nonostante tutto, la squadra che prima della Roma aveva ottenuto 8 o 9 vittorie consecutive nelle prime giornate del torneo (Juventus 1930-31; 1985-1986; 2005-2006), alla fine della contesa ha sempre centrato il bersaglio grosso vincendo al termine della stagione lo scudetto. Con i dovuti scongiuri e scaramanzia a parte la certezza dopo questo incredibile exploit  è che crederci fino alla fine dovrà essere più che una semplice idea.

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La compattezza. La prima caratteristica che salta all’occhio quando si vede giocare la Roma di Rudi Garcia è l’assoluta dedizione da parte di tutti i giocatori ad uno spirito di squadra condito da una buona dote di sacrificio e un pizzico di attitudine alla cattiveria agonistica. In una corsa a tappe difficile come la Serie A, e in assenza di una leadership vera e propria all’interno del campionato dimostrare un’identità solida e priva di punti deboli può risultare determinante nell’economia della stagione. Specie se associata ad una buona dose di fortuna (vedi il palo di Muriel al 3′ di gioco e il salvataggio sulla linea di Castan su tocco sotto di Silva al 38′).

Sottotono Florenzi e Pjanic. Il migliore dell’ultimo periodo con 3 gol tra Roma e nazionale non riesce ad entrare a pieno nella partita risultando evanescente quanto falloso contro la squadra di Francesco Guidolin. Ammonito al 39′ per un tackle su Badu esce dal campo dopo un’ora di gioco richiamato in panchina dal tecnico Garcia. Il bosniaco di contro, gioca molti palloni all’interno della metà campo giallorossa ma si mette in evidenza solo con un destro da fuori nella prima parte di gara ed un calcio di punizione ben respinto da Kelava nella ripresa.

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La staticità di Marco Borriello. Il centravanti napoletano finisce facile preda dei centrali friulani, senza donare alla squadra quell’imprevidibilità che solo il capitano sa dare. Ci sarebbe bisogno di maggior movimento e velocità nelle giocate ma attualmente questo è ciò che l’88 può dare. Bisognerebbe adottare un modulo in grado di esaltarne le qualità ma finchè si vince deve essere lui ad adattarsi. Pesce fuor d’acqua. 

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La dabbenaggine di Maicon. Il brasiliano la combina grossa rischiando di compromettere la gara del Friuli. L’ex terzino nerazzurro si fa buttare fuori per secondo giallo rimediato con un fallo a metà campo senza capo nè coda. Soffre troppo in fase difensiva dove Muriel e Gabriel Silva fanno il bello e il cattivo tempo e non offre la solita pericolosità nella trequarti avversaria. Tanto lo spazio concesso da Guidolin sulle corsie esterne che la Roma doveva sfruttare meglio, soprattutto dalla sua parte. Turnover obbligato.

A cura di Papi&Piccinini

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