Il Milan va all’attacco e annuncia ricorso in ogni sede dopo la partita a porte chiuse con cui è stato punito per i cori espressione di discriminazione territoriale scanditi dai propri tifosi. Ma dopo l’appello è davanti alla Corte di giustizia federale, che potrebbe pronunciarsi già venerdì, l’ordinamento sportivo non ne offre altri per sanzioni che prevedono la chiusura dell’impianto. Il Milan potrebbe però procedere nel campo della giustizia ordinaria con una denuncia verso ignoti o un’azione risarcitoria qualora fossero individuati gli autori dei cori. E non sarà secondario poi l’esito del Consiglio federale che quanto prima affronterà la questione della normativa. È il primo obiettivo raggiunto dall’ad milanista, che assieme agli altri dirigenti ha spinto il presidente della Lega di serie A a porre il problema con urgenza al n.1 della Federcalcio Giancarlo Abete. Questo, però, non basta a Galliani, che punta a veder cancellata la sanzione del giudice sportivo, grave per costi economici (un milione di euro è stata la media incasso delle prime tre giornate casalinghe) e di immagine. Il club che ha preso posizioni dure contro il razzismo negli ultimi mesi ora fa parlare di sè anche all’estero per i cori discriminatori. E l’argomento ha tenuto banco anche durante la conferenza stampa di Galliani con i vertici di Adidas per presentare il rinnovo dal 2017 al 2023 della sponsorship che arriverà a 25 anni garantendo al Milan circa 200 milioni di euro nei prossimi 10. Ma dietro la cortina di buon umore per la firma preziosa, l’ad milanista è inc… nero. E attacca. “Mi auguro che il 19 ottobre San Siro sia pieno contro l’Udinese, lo spero. Faremo ricorso in tutte le sedi dove sarà possibile contro la chiusura dello stadio, per cercare di evitare questa punizione”, annuncia, senza entrare nello specifico degli eventuali ulteriori ricorsi, perchè “l’avvocato Cantamessa mi ha detto di dire solo “ricorso in tutte le sedi”. Secondo lui mi danno punizioni eterne se dico quello che penso”. Davanti alla Corte di giustizia federale “gli strumenti di difesa sono limitati: il rapporto della Procura federale è una prova privilegiata difficile da ribaltare – ha notato Mattia Grassani, avvocato esperto di diritto sportivo -. In altri casi meno eclatanti per contrastarla è stata utile ad esempio la relazione di un questore da cui risultava che nel momento incriminato non c’erano stati cori”. Galliani, che l’altro giorno ha denunciato il rischio per i club di essere sotto il ricatto degli ultrà, spera e non si pronuncia nemmeno sull’ipotesi di una denuncia contro ignoti per i cori dei tifosi rossoneri. Qualcuno è anche noto vista la rivendicazione di Giancarlo Capelli, uno dei leader degli ultrà («Sapevamo cosa facevamo e a cosa andavamo incontro»), che fra l’altro il 27 settembre a Milanello hanno ricevuto la solidarietà del Milan dopo la chiusura del loro settore, per cori dello stesso tenore di quelli scanditi l’indomani fuori durante la protesta fuori da San Siro e poi uditi dalla Procura federale domenica scorsa allo Juventus Stadium.
Fonte: Ansa