(F.Bianchi) – Chi pensa ai tifosi? Chi viene loro incontro in tempi di crisi? Quasi nessuno. Di solito i presidenti hanno interesse a “spremerli”. Vedi il derby di Torino: Urbano Cairo se ne approfitta e raddoppia il prezzo delle curve (da 20 a 40 euro). Risultato: l’Olimpico, ex Comunale, non è pieno. Solo 18.982 spettatori.
Non è pieno nemmeno l’altro Olimpico, per Roma-Bologna: si aspettavano 50.000 spettatori, ne sono arrivati solo 38.467. Colpa della crisi? Colpa della tv che costa meno? Probabile, perché la Roma è capolista, gioca bene e dà grosse soddisfazioni ai suoi tifosi. Gli abbonati sono 21.677, meno dell’anno scorso quando c’era l’effetto Zeman (non certo sul campo…) ma ora Baldissoni ha fatto riaprire la campagna abbonamenti e si sta andando verso quota 22.000. E aumenteranno di sicuro i paganti, se la Roma continuerà (com’è probabile) a fare questi risultati.
Male quest’anno il Milan: l’arrivo di Kakà non ha portato grossi benefici. Gli abbonati sono solo 23.372 (lo scorso anno erano 23.765): è il record negativo dell’era Berlusconi. Ma un segnale positivo arriva dalle tre neopromosse: il Verona è volato a quota 16.429, molti più del Chievo. Il piccolo Sassuolo, che gioca a Reggio Emilia, ha 7.795 abbonati: tanti se pensiamo che il Toro ne a soli 8.780. Benino il Livorno che ha un bacino d’utenza piccolo e uno stadio malridotto. In ripresa la Lazio, ma non ha molti paganti. Tengono le due genovesi. Il Cagliari spera di avere ancora il San’Elia, ma a mezzo servizio (5000 posti): contro l’Inter a Trieste c’erano 3000 spettatori, una miseria. Ma manca, come detto, una politica a favore dei tifosi-clienti, cosa che all’estero c’è. Sembra quasi che i presidenti se ne freghino del botteghino, che dà scarsi ricavi. A loro interessano i soldi delle tv. Ma attenti, i tempi delle vacche grasse sono finiti.