(M. Sconcerti) – Si è appena presentato Thohir e già bussano alle porte i cinesi, che fra l’altro andrebbero a fare ditta con il bostoniano Pallotta. Cè un improvviso movimento di ricchezza alle frontiere del calcio italiano. Perché? E soprattutto, porterà più vantaggi o pericoli? Partiamo dalla prima domanda: il calcio italiano in questo momento ha due motivi per essere un investimento interessante. II primo è che costa poco. L’Inter è passata di mano per una cifra che lo United, il Real, il Barcellona, fatturano in sei mesi. Sono inoltre invecchiate o usurate le vecchie famiglie imprenditoriali che hanno sempre interpretato il calcio come un’azienda che produceva popolarità, ma anche il dovere a una continua rimessa. II tempo ha bruciato cifre enormi. C’è adesso più interesse a vendere. Il secondo motivo è che nei prossimi dieci anni saranno costruiti in Italia una ventina di stadi, cioè operazioni immobiliari con valori da un minimo di 150 milioni a un massimo di cinquecento-seicento, dipenderà cosa sarà messo intorno allo stadio, c’è chi parla addirittura di piccole città. Questo significa che il valore di ogni società è destinato mediamente a raddoppiare. Oggi anche grandi società come Inter e Milan non hanno patrimonio se non il loro marchio e i cenni sportivi molto lontani dalla città. I giocatori sono ormai in affitto e sono merce pericolosa, comandano da soli il proprio futuro. Lo stadio è cemento, è ricchezza stabile. È l’unico vero motivo fuori dal sentimento perché un imprenditore possa farsi venire voglia di investire nel calcio. Il fatto che presto ci sarà una legge dello Stato per disciplinare ufficialmente facilitazioni di ogni genere rende ancora più interessante il momento. Si lavora su aumenti patrimoniali garantiti, poi si potrà rivendere la società a un prezzo molto più alto. Veniamo adesso ai rischi. Quello più grosso è avere gestioni freddamente aziendali dove la ricerca del profitto diventi più importante della competitività della squadra. Il calcio è già di per sé produttività incerta, lo scopo sociale di un club è ancora più oscuro: conta vincere o produrre dividendi? Le due cose insieme quasi mai sono possibili. Finora è contato vincere. Ma sulla regola generale non esistono dubbi: cl*Vbrta tanti soldi è sempre il benvenuto. Poi (forse) imparerà lui a capire noi e soprattutto noi a vivere con lui