(R. Boccardelli) – Una volta c’è Totti, un’altra Gervinho, poi è il momento di Florenzi o di Ljajic. Invece De Rossi c’è sempre. Si proprio Daniele con la valigia in mano, disgustato da certe insinuazioni e gossip da quattro soldi. Era appena giugno, quando Daniele partì per la Confederations Cup con una certezza in tasca: era il momento di recidere (anche se dolorosamente) il cordone ombelicale che lo legava da sempre alla Roma. A luglio Daniele era al mare in vacanza mentre i suoi compagni sgobbavano già a Brunico. In una mano l’offerta del Manchester United, nell’altra le parole di Rudi Garcia nei suoi confronti. Daniele s’incuriosì, decise di prendere tempo. Poi è andata come è andata e la Roma si ritrova in squadra il vero De Rossi, quello che fa due ruoli in uno, centrocampista e difensore aggiunto, quello che ha inaugurato il nuovo corso con un gol più che simbolico, il primo della stagione della Roma a Livorno, proprio lui che nella passata stagione per la prima volta in carriera non era riuscito mai a segnare.
CAMPIONE RITROVATO – Una macchina da guerra Daniele. L’unico sempre in campo e mai sostituito da Garcia al pari di De Sanctis che però è un portiere. Unico ad aver giocato tutte e undici le partite con un rendimento almeno da 7 in pagella. Preziosissimo in fase difensiva, il segreto di un reparto che ha concesso solo due gol e pochissimi altri tiri in porta degli avversari dei giallorossi. Domenica De Rossi raggiunge Giuseppe Giannini a quota 318 nelle presenze in A con la maglia della Roma. Un traguardo platonico ma comunque importante che lo proietta tra i grandi giallorossi di ogni tempo.