(M. Evangelisti) – E’ l’unica promessa da marinaio romanista che Rudi Garcia non riesce a pronunciare. Rimanere in giallorosso per sempre, che poi non significherebbe davvero per sempre: sarebbe solo un modo di dire, un gesto di affetto nei confronti dei tifosi, la documentazione di un piano. Ma il tecnico sa come funzionano il mondo e il calcio e il mondo del calcio. Non meritano altro che una generica dichiarazione d’intenti: «In Francia hanno scritto che la Roma per me è un trampolino di lancio. Ricordando che sono rimasto a Le Mans solo un anno. Però ne ho passati cinque a Digione, cinque a Lilla, e quando lavoro per un club lo faccio come se dovessi restare per sempre» .
BELLA PARTITA – Il che non significa nulla. Tantomeno è un impegno che in questo momento possa essere chiesto a Garcia o alla Roma. «Vediamo come finisce la stagione» , aggiunge l’allenatore tanto per peggiorare le cose. Neppure questa frase, però, significa alcunché. La Roma di qui a qualche mese rinnoverà e arricchirà il contratto di Garcia, a parte il fatto che i contratti oggi valgono quasi meno delle parole. Il francese sta portando avanti la sua opera meritoria, trasformando struttura, organizzazione e mentalità della squadra giallorossa. Per la soddisfazione di tutti, compresa la sua. Di essere stanco non gli passa neppure per il cranio. «Stiamo disputando incontri ogni tre giorni. Finché vinciamo è persino meglio così. Mi piace questa gara contro un Torino che gioca bene e lascia giocare. Prevedo spettacolo» .
TURN OVER – E’ la terza partita in una settimana, appunto, e le alternative in avanti sono sempre più rade. «Questo mi preoccupa, sì. Borriello e Ljajic all’inizio hanno avuto meno minuti di presenza rispetto ad altri. Per loro qualche difficoltà ad andare in campo di continuo può presentarsi. D’altra parte vedo una squadra che migliora giornata dopo giornata. Non è un caso se segniamo spesso nel secondo tempo. Prima o poi Ricci e Caprari saranno chiamati a dare il loro contributo. Magari già in questa occasione» . (…)
IN FILA – Se non gli esce un proverbio, rimedia con un paradosso. La sospensione di Castan non gli è rimasta sullo stomaco, quella di Cuadrado sì, come se la Fiorentina fosse sua. «In Francia esiste una commissione video chiamata proprio a giudicare su casi come questo. Al rigore non concesso non si può rimettere mano, però è ingiusto che un giocatore salti una partita per una simulazione che non esiste»