(A. Pugliese) – «Let’s go Brasile. Thx for the support!!!». Il giorno dopo è ancora più bello e allora Gervinho ha voluto replicare, ringraziando tutti via twitter. Garcia ringrazia invece Dio che non si sia fatto male, con la possibilità di riaverlo finalmente a completa disposizione già da domani, alla ripresa. Con una carica emotiva in più, quella che nasce dall’euforia di un Mondiale conquistato con il cuore.
A Trigoria Dopo l’11 con il Senegal, la Costa d’Avorio andrà in Brasile per il suo terzo Mondiale consecutivo, il secondo di «Gervi». Ci teneva così tanto che dopo l’infortunio con il Napoli non ha voluto forzare, «rinunciando» a ogni rischio con il Sassuolo, partita in cui era tornato tra i convocati. Nei giorni precedenti, tra l’altro, a Trigoria si erano affacciati un fisioterapista della Costa d’Avorio e Lamouchi, c.t. degli «Elefanti». Il motivo? Capire proprio la situazione di Gervinho, che con il Napoli (18 ottobre) aveva riportato «una lieve lesione muscolare del retto femorale sinistro».
Messi d’Africa Gervinho sabato ha giocato 80 minuti e ora Garcia respira. Dopo i due pareggi con Torino e Sassuolo, l’attaccante ivoriano contro il Cagliari tornerà titolare ed il tecnico francese potrà riavere una delle chiavi della striscia di dieci vittorie consecutive. Per l’africano, infatti, i tempi del flopArsenal sono passati, così tanto che la stampa di casa ha cominciato a definirlo il «Messi d’Africa » e lo considera uno dei candidati più autorevoli (tra i 25) per la vittoria del titolo di calciatore africano del 2013 (9 gennaio).
Maicon Ma le belle notizie per Garcia e la Roma non finiscono qui. Con Gervinho, infatti, c’è un altro giallorosso che respira aria di Mondiale: è Maicon, in gol nell’amichevole vinta dal Brasile con l’Honduras per 50. «Se sono qui è merito del c.t. Scolari, ma anche soprattutto dellaRoma, che mi ha dato fiducia—dice il terzino verdeoro —. Alla Roma non si vince da tanto, faremo ogni cosa possibile per riuscirci. E io darò tutto, voglio il Mondiale, ma so che dovrò lavorare al massimo». Proprio quello che gli ha chiesto la Roma, nel famoso patto d’onore.