(C.Zucchelli) «Non cerchiamo alibi». A fine partita la delusione nello spogliatoio della Roma è tangibile: i giocatori discutono con toni concitati con l’arbitro, ma poi, quando uno dei senatori si presenta davanti ai microfoni, l’orientamento è quello di parlarne poco: «Abbiamo creato molto e fatto una buona prestazione — ammette Morgan De Sanctis — ma dovevamo chiudere la partita. È stata la miglior prova dell’ultimo periodo, abbiamo creato tanto, ma senza concretizzare». Soprattutto nel secondo tempo Ljajic ha avuto l’occasione di raddoppiare, ma De Sanctis prova a fare lo psicologo. «Non è l’unico ad essere deluso, lo siamo tutti perché la squadra è stata sprecona. Lui è stato bravo a crearsi più di un’occasione, una delle quali poteva essere anche rigore».
Fine dell’imbattibilità A Torino aveva preso gol dopo 7 partite, ieri è arrivata la prima rete all’Olimpico: «Tre gol in 12 partite non hanno niente di umano. Noi siamo consapevoli che questi 32 punti sono meritati, abbiamo fatto un grande lavoro in campo e fuori. Un bilancio lo faremo alla fine del girone d’andata». La domanda però è lecita: cambia qualcosa negli obiettivi della Roma? «Questo gruppo non avrà problemi a prendersi le sue responsabilità alzando l’asticella, ovvero aumentare l’obiettivo di inizio stagione: riportare la Roma in Europa».
Azzurro in stand-by Europa sì, Brasile forse. La Nazionale, per De Sanctis, non è più un pensiero fisso: «Ho scelto a marzo di lasciarla perché volevo concentrarmi sul Napoli e ora vale lo stesso con la Roma. Oltre a Buffon, ci sono Sirigu e Marchetti, due portieri fortissimi, quindi credo che la telefonata di Prandelli non arriverà mai». Ma se arrivasse, lui risponderà di sicuro: obbedisco.
Deluso. Una telefonata invece, magari di un club che lo vuole a gennaio, potrebbe arrivare a Caprari, 20’anni, ieri in campo per la prima volta stagiionale. Ma non è stato un esordio da ricordare: «Quando ho avuto la palla giusta ho tirato invece che servire Bradley. Non sono stato lucido». Non è stato l’unico, evidentemente.