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GAZZETTA DELLO SPORT Delrio: “Serve il dialogo coi tifosi ma niente zone franche”

Graziano Delrio

(F. Veluzzi) Nel giorno in cui la Nazionale Under 21 torna nella sua Reggio Emilia («un onore ospitarla»)Graziano Delrio, ministro dello Sport, ma prima di tutto grande appassionato di calcio (è interista), perde il sorriso. «Non solo perché non potrò essere al Mapei Stadium a causa degli impegni sulla legge di stabilità e sul mio progetto di legge sulle province, ma perché il momento che sta vivendo il calcio mi rattrista e mi preoccupa. Quella di SalernitanaNocerina è una brutta pagina, una vicenda gravissima, una vergogna per tutti noi».

Che si può fare Ministro?

«Bisogna prendere i responsabili. Innanzitutto. Ma questa è una brutta pagina anche per i calciatori. Quelle parole del dirigente della Nocerina “Non hanno fatto neanche il riscaldamento” mi fanno vergognare. Il palcoscenico calcio deve avere la maturità. Perché è visto come un modello da milioni di persone e questo è un esempio troppo brutto. E’ una ferita che va rimarginata al più presto individuando le responsabilità».

Tolleranza zero. D’accordo con il Premier Letta?

«D’accordissimo».

Il deputato del Pd Mario Tullo, ex ultrà del Genoa, ha da qualche giorno fatto un’interpellanza parlamentare per aprire un dialogo con i i tifosi che, a suo parere, non vanno demonizzati del tutto. Lei come la pensa?

«Io sono d’accordo all’apertura di un dialogo e di un tavolo con i tifosi. A patto che si rispettino certe regole. Bisogna esaminare tutto, punto per punto. E la base sono gli impianti che devono avere posti numerati per tutti. Il miglior modo per l’identificazione. Bisogna mettersi in testa che lo sport può andare avanti anche senza i tifosi organizzati. Negli stadi non devono e non possono esistere zone franche. Le regole devono assolutamente essere uguali per tutti. Nessuna tolleranza maggiore e zone franche per chi va allo stadio a drogarsi o ubriacarsi o a generare violenza».

La Tessera del Tifoso voluta dall’ex ministro Maroni va rivista? Tullo chiede pure questo. «Ragioniamo anche sulla Tessera. Non chiudiamo gli occhi sul problema. Ma, attenzione: la gente si sta disamorando dei grandi eventi calcistici. E non possiamo penalizzare certi settori per 200/300 persone che nelle zone franche fanno quello che vogliono. Io ho un’idea: restituire il calcio ai cittadini. Non è un luogo per chi va a sfogare le proprie repressioni con la violenza».

Lei quest’anno è andato allo stadio?

«Sì e ci vanno spesso anche i miei figli (ne ha 9 il ministro ndr), ho visto SassuoloInter. Non fu un bel giorno per il mio amico Squinzi. Il Sassuolo perse male (07), ma è stato un bel pomeriggio. Li vorrei tutti così».

 

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