(C.Zucchelli) – L’unica parziale consolazione sembra essere il fatto che sta rendendo di più di chi lo ha preceduto. Se i tabloid sparano a zero su Lamela definendolo «un flop da 30 milioni», chi ne ha ereditato la maglia numero 8 non è che stia vivendo giorni migliori. Adem Ljajic, con gli infortuni di Totti e Gervinho, aveva il compito di caricarsi sulle spalle l’attacco della Roma e, stando ai numeri (0 gol e 0 assist), non ha reso come doveva. E poteva.
LA PRESSIONE Non che le attenuanti non ci siano: un fastidioso mal di schiena, un paio di affaticamenti muscolari e la giovane età – 22 anni – non gli hanno reso facile il compito di vice Totti. Però Ljajic, 3 gol nelle prime 6 giornate, aveva e ha il talento per rendere meno amara l’assenza del capitano e quella, contemporanea, di Gervinho. Eppure di lui si ricordano soltanto i 20 minuti finali contro il Torino e le tante occasioni fallite con il Sassuolo. Colpa della pressione ? Probabile, filtra dal suo entourage. Ljajic sa che con i rientri di tutti gli attaccanti (Destro compreso) sarà complicato trovare spazio e quindi ha affrontato queste partite come se avesse dovuto giocarsi ogni possibilità di conferma. Niente tranquillità, quindi. E niente risultati.
A COLLOQUIO Nei prossimi giorni Garcia ha intenzione di parlarci con calma perché – è il pensiero del tecnico – Ljajic è forte e può diventare un fenomeno assoluto, ma deve ancora crescere tanto. Tatticamente e come personalità. Cercare di isolarlo dalle critiche e dalle voci che girano sui social network su una sua presunta «bella vita» e la «poca voglia di allenarsi» è il suo obiettivo. Anche perché la sua fantasia e la sua imprevedibilità possono fare comodo a una squadra che gli avversari hanno imparato a conoscere.