(M. Iaria) La parola ai tifosi. Detto, fatto. «Il calcio che vogliamo», versione seconda, ha aperto il microfono alla gente. Un’intervista a settimana al presidente, o amministratore delegato, di una squadra di Serie A. Non fatta da noi, ma dai sostenitori. Il debutto è toccato a James Pallotta, numero uno della Roma, proprio nei giorni infuocati della trattativa col cinese Cheng Feng, con tanto di scambio di accuse tra la proprietà americana e UniCredit. Non sono mancate, ovviamente, le domande di stretta attualità, ma Pallotta ha preferito evitare di rispondere. D’altronde, la Roma è una società quotata e anche una singola parola può rivelarsi un macigno. Indirettamente, però, Pallotta manda un avviso ai naviganti: non ha nessuna intenzione di farsi da parte. Via, dunque, al botta e risposta.
La Roma storicamente ha creato grandi giocatori dai suoi vivai, vedi Totti e De Rossi. Crede che la Roma svilupperà un programma per i settori giovanili che miri a sviluppare talenti italiani oppure comprerà sempre giocatori stranieri? (da Guido Bulla)
«Stiamo lavorando alla costruzione di un programma completo per i giovani in Italia, ma stiamo anche creando un numero considerevole di relazioni negli altri Paesi. Ovviamente, crediamo nei talenti italiani, come potete notare dalla nostra rosa attuale. La Roma ha una forte tradizione nel formare giovani talenti. Intendiamo proseguire per migliorare il lavoro».
Con l’arrivo della nuova proprietà tante cose sono cambiate nella Roma, a partire dalla formulazione di un progetto concreto per la costruzione di un nuovo stadio tutto giallorosso, cosa molto desiderata da tutti noi tifosi. Ma quando credete che il progetto possa venire approvato e quando pensate che lo stadio possa essere ultimato? Non sarebbe bello secondo voi se colui che è il nostro simbolo, il nostro unico e immenso capitano, potesse inaugurare il nuovo campo da leader della sua Roma qual è? (da Posistevie)
«Stiamo procedendo secondo le previsioni, a breve faremo degli annunci. A dispetto di quanto riportato, stiamo rispettando la tabella di marcia che internamente ci siamo dati meno di due anni fa. Non ci sarebbe nulla di più bello che vedere Francesco fare per primo l’ingresso sul nuovo prato. Più che altro dipenderà dall’iter di approvazioni e costruzione dell’impianto».
Un dubbio mi assale: ma nel caso voi, proprietà americana dell’As Roma, vi rendeste conto che il progetto stadio non dovesse andare in porto oppure, per i tipici italianissimi motivi di natura burocratica, che la sua realizzazione dovesse andare troppo per le lunghe, a quel punto considerereste l’ipotesi di abbandonare il timone della società? Oppure quest’aspetto, per quanto importante, non influirebbe sulla vostra decisione di permanere al vertice della società capitolina? (da Niccolò Punzo)
«Non ho alcuna intenzione di lasciare la mia carica di presidente se la costruzione dello stadio non dovesse rivelarsi possibile. Ma non conosco nessuna ragione per la quale non si possa realizzare lo stadio e onestamente non capisco la relazione con la mia volontà di restare presidente».
In città ci sono numerose insinuazioni sul fatto che voi non state pianificando massicci investimenti nella squadra e che gestite la Roma come un business, rispetto alle gestioni “familiari” di altre società italiane. Non crede che il calcio in Italia sia un business a rischio? (da Walter Cianciusi)
«Penso che il calcio italiano sia incredibile e non penso rappresenti un rischio. In Italia si gioca il miglior calcio del mondo, come business sta migliorando giorno dopo giorno. Effettivamente ci sarà tanto da lavorare, ma spero che continueremo a farlo insieme, per far tornare la serie A nella posizione che storicamente gli spetta. Siamo disponibili a prenderci le nostre responsabilità per contribuire a guidare un processo di valorizzazione e sviluppo del calcio italiano nel mondo. Sappiamo che diverse altre squadre condividono le nostre idee».
Ritiene sia possibile vincere dei titoli con una squadra italiana, e ovviamente la Roma in particolare, mantenendo i conti societari in attivo e realizzando utile per la proprietà? (da Fabio Spolaor)
«Senza dubbio la Roma è in grado di vincere titoli e avere al contempo un bilancio sano. Stiamo affrontando quello che io stesso ho definito un piano quinquennale e per certi versi siamo anche avanti con i programmi. In fondo siamo solamente all’inizio di questo progetto a lungo termine per la Roma e per i tifosi».
Crede nella Roma, il suo progetto, la sua storia e i suoi tifosi? (da Claudio Bedini)
«Vorrei che alcune persone la smettessero di insinuare dubbi sulla mia fiducia nella Roma. Roma è la più grande città del mondo. La Roma ha l’opportunità di essere costantemente una delle migliori squadre del mondo. Stiamo lavorando per questo. E niente di meno. La storia della città e della squadra mi emozionano, abbiamo i migliori tifosi al mondo. Non ho mai visto nulla di similare in nessun altro luogo che ho visitato. Smettete di dubitare del mio amore per tutto ciò che riguarda Roma. Io sono romano».
Dopo quasi tre anni di gestione della As Roma cosa ne pensa della realtà del nostro calcio in Italia e soprattutto di questa società che noi romani così tanto amiamo? Riusciremo in questa stagione a poter gioire per qualche trofeo vinto? (da Mena, Roberto, Luca e Marco Serfilippi)
«Sono passati solo due anni da quando abbiamo acquistato la Roma e solamente sedici mesi da quando ho preso la carica di presidente. Sono fiducioso, spero che insieme festeggeremo tanti trofei. Altrimenti perché lo farei?».
Perché ha deciso di investire nella Roma e non in un altro club? (da Mehdi K. Krzyzelewski)
«E’ stata l’unica scelta. Avevo osservato anche altri club negli anni. Ma non ci siamo posti la domanda. Il concetto era: o la Roma o niente. Nessuna città, né altri tifosi possono essere paragonati a quello che c’è a Roma».
L’atmosfera che circonda la Roma è unica. Come si gestiscono le pressioni? (da Giuliano)
«E’ riduttivo dire che ci sia un’atmosfera unica intorno alla squadra. Ci vorrebbe un po’ di pazienza da parte degli organi di informazione. Vorrei solo vedere una forma di giornalismo onesta, a prescindere che sia buono o severo. E’ fastidioso quando le cose vengono inventate. E crea danni a squadra, giocatori, tifosi».
Quali sono i progetti nel campo del marketing? (da Paola Cannizzaro)
«Abbiamo piani concreti per sviluppare il marketing e la nostra attività di valorizzazione del brand. Siamo solo all’inizio. Mi aspetto molte iniziative negli anni a venire. Intanto la cosa più importante è avere una grande squadra».
Qual è il suo giocatore preferito? (da Mattia)
«Non ho preferiti nella squadra. Mi piace passare del tempo con loro quando posso. Tutta Roma dovrebbe rendersi conto del gruppo incredibile di ragazzi, giovani uomini, che giocano per noi».