(A. Catapano) Dei tre tenori del centrocampo, Miralem Pjanic è la star. L’artista cui si chiede un acuto che strappi applausi e, possibilmente, determini l’esito del concerto. Se sia stato un grande successo o un’esibizione dimenticabile, molto passa dalla voce, pardon dai piedi e dal fosforo calcistico del bosniaco. La Roma è giunta alla 14a replica di una stagione fin qui straordinaria, ma nelle ultime uscite gli acuti si sono ridimensionati, come, per logica conseguenza, i risultati. Dei tre tenori, Pjanic è quello che, nelle ultime tre esibizioni, ha saputo gestire meglio la flessione. Lo dicono le medie voto: 6,33 la sua; 6,16 quella di De Rossi; insufficiente (5,83) il rendimento di Strootman. Non che Pjanic risulti immune dal calo generale: dall’11 di Torino allo 00 con il Cagliari, il bosniaco ha perso mezzo voto (partiva da una media di 6,85), mentre la Roma ha lasciato per strada 6 punti, facendosi sorpassare dalla Juve.
Scudetto o Champions? A questo punto, qual è il vero obiettivo della Roma? In bilico tra immaginazione e realismo, Pjanic si allinea al pensiero generale: «Il nostro obiettivo è tornare in Champions – racconta al quotidiano bosniaco avaz.ba –,macrediamo in noi e cercheremo di lottare fino all’ultimo per il titolo. Abbiamo la forza per contendere il primo posto a Napoli e Juventus». Comprensibile, che Pjanic e tutta la Roma vogliano ancora tenere il piede in due staffe. Molto dirà la trasferta di Bergamo su quale delle due sarà meglio restare. «Ne siamo consapevoli – riconosce il bosniaco –. Dopo tre pareggi di fila, che io non considero preoccupanti, vogliamo tornare a vincere. Il nostro primato, però (le dieci vittorie consecutive, ndr), non è stato un flash, ma un risultato fenomenale e sinceramente imprevedibile. È stato il frutto di un duro lavoro che ora non vogliamo disperdere». Nemmeno lui vuole abbassare ulteriormente il suo rendimento. «Ho avuto un piccolo problema dopo la partita con il Cagliari ma si è riassorbito e per Bergamo ci sarò – annuncia –. Di me si dice che sono spesso soggetto a infortuni, ma lo scorso anno ho giocato più di 30 partite e quest’anno gioco continuamente », precisa.
Qui o altrove? La sua importanza è universalmente riconosciuta, in panchina, in società, sugli spalti. E il rinnovo, ormai, in dirittura d’arrivo. «Stiamo parlando e negoziando, diremo qualcosa quando troveremo l’accordo.Di certo io qui sto benissimo e mi sento amato come mai avrei immaginato. Di questo devo tenere conto». Somiglia molto ad una promessa.