(A. Catapano) La chiesa è stata riportata al centro del villaggio, ma la vera impresa per il predicatore Garcia arriva ora: evitare che ritorni subito in periferia. Una domanda assilla i fedeli romanisti: fu vera gloria o solo un fuoco di paglia? La Roma è davvero una squadra da alta classifica o dopo un avvio folgorante scenderà gradualmente a quote più normali?
State sereni Don Garcia sa che dopo tre pareggi consecutivi la sua comunità si sente in mezzo al guado, perciò pure lui si tiene in equilibrio tra l’ambizione dei grandi predicatori («Cercheremo di arrivare più in alto possibile») e la saggezza dei preti di campagna, sempre ben ancorati alla terra: «Non sento più parlare di scudetto – dice –. È meglio, così possiamo lavorare più tranquilli. Il 1° posto non è il nostro obiettivo, noi dobbiamo tornare in Europa. Ecco perché dobbiamo apprezzare il pareggio con il Cagliari: abbiamo preso un punto sulla 3a e la 5a in classifica, e la 4a ha pareggiato come noi. Abbiamo perso terreno solo nei confronti della 1a…». Ma il punto è proprio questo: la Roma può realmente competere con la Juventus? A domanda precisa, Garcia ha un moto d’orgoglio: «Siamo secondi, a un punto dalla Juventus, con una rosa senza qualità». Dice proprio così, ma forse intendeva dire che non ha la stessa qualità di cui può disporre Conte.
No gol no party La trasferta di Bergamo dirà se almeno i giallorossi hanno la stessa forza mentale dei bianconeri. «Bergamo è una partita storicamente difficile per la Roma, ma noi abbiamo ancora tanta fame di vittorie ». Certamente, la prolungata assenza di Totti – fa progressi, ma non ci sono ancora le garanzie per utilizzarlo l’8 dicembre con la Fiorentina –, il rientro graduale di Destro – «È guarito, ma non è ancora pronto », taglia corto Garcia –, e gli acciacchi di Borriello hanno fatto calare vertiginosamente la media dei gol segnati. «Ma non è un problema psicologico – assicura l’allenatore –, e comunque quando un bomber non riesce a segnare si mette al servizio della squadra e prima o poi il gol torna. Questa è la nostra filosofia ».
Appelli e timori Nell’attesa, resta il tempo per lanciare un appello: «AtalantaRoma è una partita a rischio, ma il calcio deve essere una festa e gli stadi devono riempirsi di bambini. Per questo mi rivolgo ai tifosi: è sempre il momento giusto per iniziare ad avere rispetto degli avversari». Un appello sottoscritto dal tecnico rivale Stefano Colantuono, merito di una lodevole iniziativa congiunta dei due club: «Mi auguro che AtalantaRoma sia solo una giornata di sport e che le tifoserie mettano da parte i vecchi rancori». Purtroppo le previsioni restano allarmistiche: 1.500 romanisti in trasferta (grazie all’away card), qualcuno vorrà lavare l’onta della scorsa estate, quando i tifosi dell’Atalanta per festeggiare la squadra sfilarono a bordo di un carrarmato che schiacciava un’auto giallorossa. In tempi di spending review, non ci saranno più di 500 agenti.