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IL MESSAGGERO Garcia: “C’è mancata la cattiveria”

Rudi Garcia

(S. Carina) Mastica amaro. Il pareggio di Berardi ancora non gli è andato giù. Glielo si legge sul volto a Garcia che però, almeno a parole, non fa drammi: «Siamo tutti delusi, ma questa frustrazione servirà per il futuro. Non abbiamo sofferto ma dovevamo chiudere prima la gara. Non ci siamo riusciti e abbiamo subito il pari su un colpo di sfortuna. E quando vedi l’avversario che ti segna a tempo scaduto e perdi due punti in pochi secondi è sempre brutto. Complimenti al Sassuolo che ci ha creduto fino alla fine. Tuttavia non ho dubbi sulle capacità della mia squadra, la prestazione mi è piaciuta. Preferisco pareggiare giocando bene che vincere giocando male». Una piccola bugia volta a mascherare una delusione che si respira nell’aria. Anche perché gli errori sotto porta di Ljajic pesano quanto il contatto a dir poco dubbio tra Marrone e l’ex viola nella ripresa che ha fatto gridare al rigore i cinquantamila dell’Olimpico.

«L’ARBITRO? NO COMMENT»
In entrambi i casi, Garcia è molto lucido nell’analisi: «Le occasioni Adem se l’è create lui, con un altro in campo magari non ci sarebbero state. L’arbitraggio? Non ho visto ancora le immagini (quando lo farà si morderà la lingua, ndc) ma so che Ljajic non è un simulatore e quindi il cartellino giallo che ha ricevuto è certamente troppo. Se non è rigore non fa niente ma ripeto: l’ammonizione è eccessiva». E sul contatto Floro Flores-Bradley nella mischia finale, preferisce cavarsela con una battuta: «Non importa, l’arbitro fa il suo mestiere, spero solo che le decisioni in futuro non siano sempre nello stesso senso… Non voglio però parlare di questo. La colpa è nostra, abbiamo avuto tante occasioni. Nel calcio le partite vanno chiuse perché può accadere sempre qualcosa. Un calcio di punizione, un rimpallo in area, un colpo di fortuna dell’avversario». Un atteggiamento, quello di Garcia, che gli rende onore. Anche nel giorno dove avrebbe potuto alzare la voce, preferisce focalizzare l’attenzione sul fatto che qualcosa nella Roma non gira più come ad inizio stagione. Lo fa in modo soft, senza calcare la mano più di tanto: «Ogni partita è diversa, a Udine abbiamo giocato in 10 per più di 30 minuti. Quello che mi interessa è creare occasioni da gol: nel secondo tempo abbiamo giocato bene e con una squadra più compatta abbiamo avuto occasioni per effettuare contropiede e ripartenze. Il portiere del Sassuolo ha però fatto molto bene. Bisognava segnare la seconda rete e chiudere la partita, altrimenti, come poi è accaduto, rischi di essere punito. Abbiamo mancato di efficacia, questo il nostro unico problema. Anche quando una squadra merita di vincere può perdere e pareggiare».
I CAMBI
C’è chi gli chiede della prestazione di Maicon – «Ha attaccato molto, quando uno si infortuna ha bisogno di giocare per tornare al 100%, non c’è nulla da fare. Possiamo allenarci di più, ma per trovare il ritmo bisogna giocare» – altri del cambio Caprari-Pjanic: «Serviva un giocatore fresco per andare in profondità e ho messo Caprari. Con Miralem siamo più forti sul possesso palla, ma farlo a 20′ dalla fine mi sembrava più pericoloso rispetto a far entrare un giocatore per fare il secondo gol». Rimanda al mittente, invece, le insinuazioni sul calo fisico della squadra nel finale: «Abbiamo giocato nel primo tempo con molta energia, col pressing alto. Nella ripresa la squadra mi è piaciuta ed è mancato solo il gol. Se non chiudi il match succede questo però. Il calo fisico non c’entra nulla, fisicamente stiamo bene. Il problema sono esclusivamente gli infortuni. Se togli quattro attaccanti a qualsiasi squadra è dura andare avanti per chiunque».
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