(G. De Bari) – Quando, nove anni fa, ebbe il primo contatto in Lega venne accolto con ilarità e diffidenza. Lui, il presidente che aveva salvato la Lazio, neofita del calcio, che girava con 4 telefonini e che cercava di imporre le proprie idee e i propri insegnamenti in un mondo di marpioni. Erano sorrisi e battute. Piano piano tutti hanno cominciato a conoscere più a fondo il personaggio Claudio Lotito, sempre abile a scegliere gli alleati forti per condurre le battaglie. Oggi il suo peso specifico in Lega è molto lievitato, tanto da farlo diventare uno dei dirigenti più accreditati e di riferimento nel panorama italiano. Però, mentre i presidenti più esperti, continuano a esprimere concetti e posizioni con termini quasi sempre soft, il karma di Lotito si caratterizza per la forza d’urto, le ”bacchettate” e la riluttanza all’autocritica.
LO SCONTRO
L’ultima ”bacchettata”, almeno in ordine di tempo, è stata indirizzata al presidente della Roma, James Pallotta. Evidentemente il dirigente americano è uno dei bersagli preferiti, perché non è la prima volta che il patron biancoceleste lo prende di mira. In questa occasione, a scatenarne la stizzita reazione, è stato il desiderio, manifestato pubblicamente, di rinnovamento avanzato dallo stesso Pallotta. «In Lega sarebbe auspicabile una nuova imprenditorialità, con gente e un management diversi». Come dire che i ”vecchi” dirigenti, che la stanno rappresentando, possono andare a casa, perché non vanno più bene per una Lega che guardi alle scommesse future, con rinnovate ambizioni e professionalità.
LA REAZIONE
L’atto di sfiducia non poteva passare sotto traccia. Quale situazione migliore per riaccendere il fuoco della polemica? «Venisse qui a dare il suo contributo, invece di mandare i rappresentanti…», ricordando che Pallotta non frequenta gli uffici di via Rossellini a Milano. Ma, poco dopo, è arrivato anche l’atteso affondo, con un paio di frasi sibilline. «Se i nomi nuovi sono quelli che fanno buchi milionari… Eppoi in Lega, oltre alle parole, servono anche i consensi…» Evidentemente c’è in atto una lotta politica, tra le società, in un momento storico importante per le novità che potrebbero cambiare il mondo del pallone.
LA SFIDA AD AGNELLI
In estate Lotito ha avuto un feroce scontro con la Juventus: prima per la sede, quindi per la data della Supercoppa italiana. Un braccio di ferro che si è protratto a lungo e che ha visto uscire vincitore proprio Lotito, nei confronti di Agnelli. Tra i due dirigenti sono volate parole grosse, anche dopo la partita. La lotta, infatti, è continuata sulle modalità di divisione dell’incasso dell’Olimpico, perché la Juventus si è sentita penalizzata a vantaggio della Lazio. Così il club bianconero ha deciso di portare la Lega in tribunale. Negli ultimi tempi, nonostante la vertenza in atto, la situazione sembra leggermente migliorata. Pure con De Laurentiis non sono mancati i momenti di tensione, così con Cellino e Zamparini. E’ ovvio che Lotito, essendo un personaggio carismatico in Lega, conta amici e nemici. Il suo più forte alleato è Adriano Galliani, il più stagionato ed esperto dirigente italiano. Un eventuale passaggio di Galliani, dal Milan alla presidenza della Lega, ne rafforzerebbe ulteriormente il ruolo. Però il dirigente rossonero sembra avere altre mire per il futuro, che magari lo vedrà lontano dal calcio.