(C.Santi) – Stadi nuovi, più sicuri e più belli. Impianti che sono un’esigenza per lo sviluppo dello sport italiano, non solo del calcio con tutti i suoi aspetti, in primis i diritti televisivi sena trascurare la sicurezza, ma di tutta l’attività.Dopo le parole del premier Enrico Letta la settimana scorsa davanti al Consiglio nazionale del Coni, ieri il vice premier e ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha ribadito il progetto di varare una legge ad hoc davanti al consiglio della Lega calcio a Milano. «Ora dobbiamo lanciare la fase due – ha detto il ministro ai presidenti dei club di serie A – cioè l’ammodernamento degli stadi e la costruzione di nuovi impianti». Ha parlato di modelli, Alfano, e del proposito di creare aree che siano fruibili per attività di alto livello e, al tempo stesso, idonee ad ospitare manifestazioni culturali e, soprattutto, siano un luogo dove trascorrere una giornata con le famiglie. Alfano ha identificato in Brighton il modello.
L’EMENDAMENTO
La legge sugli stadi, che deve essere inquadrata come legge sugli impianti, è in gestazione da tantissimo tempo. Non è, però, mai stata varata. Adesso sembra esserci un’accelerazione per far sì che l’Italia possa essere paragonata all’Inghilterra in fatto di stati del calcio ma anche ad altre nazioni che hanno grande cultura sportiva. Questo salto in avanti rilancerebbe l’economia non solo sotto il profilo dell’edilizia ma anche con la gestione degli impianti e consentirebbe all’Italia di essere in prima fila nello sport organizzando grandi manifestazioni. Oggi il governo presenterà un emendamento alla legge di stabilità che riguarderà l’impiantistica sportiva. Di questo il vice premier ha parlato ai presidenti del calcio di serie A che sono i maggiori interessati. Lo sono perché i loro stadi, che potrebbero diventare di proprietà, sono fonte primaria di finanziamento non solo attraverso il botteghino (più comfort più spettatori) ma anche con le attività commerciali collaterali e con i diritti televisivi.
LA CAPIENZA MINIMA
Sono tre i punti dell’emendamento. Il primo dà la possibilità di costruire nuovi impianti con i soldi dei privati. Il secondo riguarda la sburocratizzazione che rallenta la costruzione degli impianti stessi e il terzo consiste nell’apertura all’interno dei nuovi impianti attività commerciali. L’emendamento non contiene la parola stadi, che rimanda subito a quelli per il calcio, ma impianti, e consentirà la realizzazione-ristrutturazioni di strutture per lo sport, ossia stadi, palestre, piscine, palazzetti per tutte le discipline. La legge abbraccerà davvero tutti perché è dedicata a strutture che al coperto abbiano almeno 500 posti per gli spettatori mentre per quelle all’aperto il limite minimo è di 2000 posti. «Per realizzare questo progetto bisogna fare squadra tra lo Stato e le società di gestione – ha osservato Alfano in Lega – La nostra ambizione è che si possano costruire nuovi stadi per rendere più belle architettonicamente alcune zone delle nostre città». Impianti belli e confortevoli ma, alla base, occorre anche una cultura nuova che consenta di viverli senza timori potendo frequentare i ristoranti e il centro commerciale.
LA SODDISFAZIONE DEL CONI
Il Coni ha accolto con soddisfazione le parole di Alfano davanti alla Confindustria del pallone. «È in linea con quanto affermato da Enrico Letta al Consiglio nazionale del Coni una settimana fa- ha detto il presidente dello sport italiano, Giovanni Malagò – Il governo ha promesso di varare una legge entro la fine dell’anno con una facilitazione del percorso. Il progetto è di poter ritirare in dieci-dodici mesi le concessioni e cominciare a costruire nuove strutture con i progetti realizzati».