(V.Meta) – Estate 2011, Roma a Riscone per il ritiro estivo. Luca Antei si allena agli ordini di Luis Enrique con discrete prospettive di permanenza, Alessandro Florenzi è convalescente dopo un intervento di appendicectomia che spera non gli comprometta la preparazione con il Crotone. Novembre 2013, Florenzi sta per raggiungere quota 50 presenze in Serie A e ha buone probabilità di andare ai Mondiali, Antei si prepara a mettere piede per la prima volta all’Olimpico, ma da avversario. Strana storia, la loro, che a raccontarla ti mostra che a volte la vita fa dei giri complicati ma alla fine ti porta dove ti doveva portare. Ovvero in Serie A. Avevano fatto bella figura in tanti, nella Primavera campione d’Italia contro il Varese di Devis Mangia, ma dopo l’epica finale di Pistoia, i nomi più ricorrenti nei discorsi degli addetti ai lavori erano tre: il capitano Florenzi, il centravanti Montini (che con la sua tripletta aveva riscritto la storia di una partita finita) e il centrale di difesa con il numero quattro.
In pochi sapevano che Antei, senso dell’anticipo, coraggio nei contrasti e un gran colpo di testa, fino a un paio d’anni prima giocava nei dilettanti del Tor di Quinto e credeva che la sua occasione con la Roma fosse sfumata dopo che da Trigoria non lo avevano richiamato in seguito a un periodo di prova con gli Allievi Nazionali. È che allora faceva il regista davanti alla difesa e in quel ruolo Stramaccioni aveva già un certo Federico Viviani, erede in quel ruolo proprio di Florenzi. Così lo avevano rimandato a via del Baiardo, dove avrebbe finito la stagione da capitano e leader, con la promessa di riparlarne in estate: promessa mantenuta, a luglio 2010 Antei si ripresenta a Trigoria per unirsi alla Primavera di Alberto De Rossi, che già nel corso della preparazione capisce che uno con quelle caratteristiche poteva fare la differenza al centro della difesa. Il ragazzo si fa e due anni dopo se ne accorge anche Vincenzo Montella, che per due volte se lo porta in panchina con la prima squadra, ma non all’ultima di campionato contro la Sampdoria, quando l’onore dell’esordio all’Olimpico tocca a Florenzi, che nel finale dà il cambio a Totti senza poter immaginare che non più di sedici mesi più tardi avrebbe giocato con lui tutte le settimane. Dopo lo scudetto si dà per certo che loro, al pari di Montini, Caprari e Viviani faranno almeno il ritiro con Luis Enrique. Invece dalla lista per Riscone restano clamorosamente fuori il capitano e il bomber della Primavera tricolore: Florenzi non ne fa un dramma, anzi. Che il suo futuro possa essere a breve in Serie A non lo prevede nessuno, tantomeno lui. Antei, nonostante il ritiro con Luis Enrique («che s’incazzava quando buttavamo via il pallone, ma di schemi difensivi non ce ne ha mai fatti provare», raccontava), finisce in prestito al Grosseto con una precipitosa trattativa iniziata e finita l’ultimo giorno di mercato. A Luca la notizia arriva mentre è in macchina con Florenzi per raggiungere il raduno dell’Under 21.
È la prima convocazione per entrambi, ma mentre Florenzi sfiorerà il titolo Europeo in Israele, Antei arriverà a pensare di aver chiuso con l’azzurro nei lunghi mesi di riabilitazione dopo il brutto infortunio al ginocchio rimediato all’ultima di campionato con il Grosseto. Torna in campo solo a gennaio 2013, un paio di partite con la Primavera per riprendere il ritmo partita, poi la partenza per Sassuolo: trovare spazio è durissima, Di Francesco lo manda spesso in tribuna (ma commisionandogli relazioni tattiche «perché da lassù puoi vedere cose che io non vedo»), però alla fine tocca a lui giocare dal primo minuto lo scontro promozione con il Livorno e la festa per la Serie A fa passare in secondo piano pure il doppio giallo con cui lascia la squadra in dieci a inizio ripresa. Il Sassuolo in estate riscatta la metà del suo cartellino (che adesso è in compropietà fra gli emiliani e la Roma), sembra tutto fatto per il suo passaggio in prestito al Novara e invece la società blocca tutto e lo trattiene. «Mi sa che pure quest’anno starò a guardare…», confida Luca agli amici nel pieno di un avvio di stagione da incubo per la squadra di Di Francesco. Intano, però, Di Biagio lo riporta in Under 21: «È un ragazzo intelligente dentro e fuori dal campo – ha detto ieri il ct -. Se trova continuità, diventa un grande giocatore. Può guidare la linea difensiva come un leader». Come ha fatto a Genk, nella notte eroica degli azzurrino contro il Belgio, con tanto di salvataggio in rovesciata a due passi dalla linea di porta, sotto gli occhi di un incredulo Bardi. E come ha fatto con il Bologna, seconda da titolare dopo il buon esordio contro il Napoli: se il Sassuolo ha vinto la sua prima partita in A, lo deve a al suo salvataggio sulla linea a portiere battuto. Da allora non è più uscito e con ogni probabilità non lo farà neanche domenica all’Olimpico contro l’amico Florenzi, che giocando a sinistra, dovrebbe trovarsi a passare proprio dalle sue parti. Conoscendoli, è difficile pensare che stringendosi la mano non si lascino sfuggire una risata, ricordando i tempi in cui si chiedevano se davvero ce l’avrebbero fatta a giocare in uno stadio di Serie A.