(V.Meta)La data della liberazione non è ancora stata fissata, ma non è escluso che possa cadere di 25 (come la Liberazione, appunto), sei mesi meno un giorno dopo quel pomeriggio maledetto che, fra le tante cose, ha pure rischiato di compromettergli la carriera. Mattia Destro sta per tornare, e questa volta le speranze non c’entrano.
Ieri l’attaccante ha iniziato la sua seconda settimana di lavoro con il gruppo svolgendo l’intersa seduta del mattino insieme ai compagni, incluse le esercitazioni tattiche e la partitella finale. Il ginocchio è guarito, il fiato sta tornando, le gambe migliorano di giorno in giorno e l’umore, dopo mesi di rabbia e stanchezza, risale rapidamente.
Lo staff medico e i preparatori atletici registrano i suoi progressi, ma preferiscono ancora non sbilanciarsi su un’eventuale convocazione per la gara con il Cagliari, però il tempo per arrivare al 25 novembre nelle condizioni di andare quantomeno in panchina c’è. «Sono pronto» ha confidato Mattia agli amici.
La notte non è ancora finita, eppure l’alba non è mai stata così vicina. La fine di un incubo per Destro, arrivato a Roma due estati fa come il colpo più importante degli ultimi anni e poi precipitato rapidamente dalla celebrazione allo scetticismo fino all’oblio. Non certo quello di Rudi Garcia, che quando dice che in attacco ha poche soluzioni, mette sempre in conto «che oltre a Totti e Gervinho, non abbiamo mai avuto a disposizione Destro». Vale a dire il più forte attaccante italiano del ’91. «L’importante è che recuperi una volta per tutte – ha detto più volte il tecnico a chi gli chiedeva quand’è che sarebbe rientrato -. Per un giocatore la fiducia è tutto».
Tanto più per uno come lui, che a ventidue anni si è ritrovato a buttare via la stagione che avrebbe dovuto essere quella della consacrazione in Serie A, dopo l’impatto devastante con il Genoa appena ventenne e le prime conferme nel Siena. Fra le tante cose che si è sentito dire in questi mesi, da quando è tornato da Gerusalemme con una medaglia d’argento e due sole apparizioni all’Europeo Under 21, la peggiore è stata sicuramente la sentenza del professorCugat di Barcellona: «Se non ti fermi, rischi di smettere».
Si è fermato, Mattia, ha rinunciato alle vacanze esotiche per continuare a lavorare senza sosta con il fisioterapista Flammini, che l’ha seguito anche nel centro di Brescia dove si è spostato a fine luglio. Ha saltato il raduno di Trigoria, ha saltato Riscone e la tournée statunitense, ha guardato da spettatore il folgorante avvio di stagione della Roma, mandando giù qualche chiacchiera cattiva e rispondendo con invariabile gentilezza che«sì, sto lavorando e il ginocchio migliora, però no, non so dire con precisione quando tornerò».
Ufficialmente, non saprebbe dirlo neanche ora che è clinicamente guarito già da qualche settimana, perché fra guarigione e ritorno in campo c’è di mezzo molto più di quello che si pensi. È tornato a lavorare sul campo sabato 2 novembre e sembrava che la settimana seguente dovesse alternare lavoro differenziato e allenamenti con i compagni, invece deve aver bruciato le tappe perché ha svolto tutte le sedute che hanno preceduto Roma- Sassuolo con il resto della squadra, partitelle incluse. Un’accelerata non da poco, che ha fatto bene anche al morale, perché insieme al fiato sta tornando anche il sorriso. E per un rinforzo in attacco – e che rinforzo – Rudi Garcia non dovrà aspettare gennaio.