(T. Cagnucci) – Non gliela dobbiamo dare vinta. Non a loro, alla Juventus, alle televisioni, ai titolisti del giorno prima, a chi ha celebrato dall’altro ieri la Juventus capolista, ai gufi fratelli d’Itaglia, non a Celi che s’inventa la regola dello svantaggio, non a Banti di Torino, a Giacomelli di Sassuolo, a Sonnino che si complimenta con chi gliel’ha appena rubata, a chi si inventa i fotomontaggi, a chi “zumma” su Garcia espulso perché ha saltato (!?), agli stadi che un giorno sono pronti e benedetti e poi invece non si possono più fare, ai cinesi in coma, a Daniele Conti che esulta per un pareggio, ai Cerci che ancora stanno a strilla’ per quel gol da centro-bassa classifica, a quel portiere con la faccia da scrittore triste che fa la parata del millennio su Maicon e alle tradizioni dei secondi portieri che con noi fanno meglio dei primi (Ciucci-Negretti), alle neo televisioni che licenziano giornalisti per farci lavorare quelli ammaestrati da un certo potere, alle Lega Nord e alla Lega di Serie A che sono la stessa cosa, alla saggezza che ti induce a pensare che siamo 5 punti sopra al Napoli (e 7 sopra l’Inter, 9 sulla Fiorentina, infiniti su “quelli” che prima o poi in serie B ci tornano) dimenticando però così la realtà, cioè che siamo a un punto (1) dal primo posto. Dal sogno. Non gliela dobbiamo dare vinta perché non l’abbiamo persa, e non ne abbiamo ancora persa nemmeno una, manco mezza, proprio niente. Non gliela dobbiamo dare vinta al popolo degli ascari e dei Costacurta: «Quando De Sanctis ha parato su Ibarbo già gridavamo al gol», hanno detto all’Itaglia in diretta tivvù. Almeno hanno fatto outing. Però poi stasera basta scrive’ perché il tifoso della Roma ’ste cose già le sa e le sente dentro, e chi è tifoso della Roma ’sta cosa dentro non la fa’ sta zitta, non la lascia mori’. E non la deve fa mori’ nessuno.