(V. Meta) – La storia abita all’Olimpico. Dieci partite di seguito a inizio campionato, in Serie A non le aveva mai vinte nessuno: ci riesce la Roma, che dopo aver dato prova di forza, resistenza, classe e carattere, contro un Chievo venuto a difendere lo 0-0 vince grazie alla pazienza, quella di saper aspettare fino a metà ripresa per vedere Borriello centrare il primo gol stagionale e regalare ai giallorossi gli ultimi tre dei loro trenta punti. Le streghe saranno anche state in giro, ma sono passate oltre. Due novità nell’undici di partenza, oltre al prevedibile Torisidis al posto dello squalificato Maicon: un turno di riposo per Balzaretti e Florenzi, in campo Dodò (alla seconda da titolare) e Marquinho, schierato a sinistra nel tridente completato da Borriello e Ljajic. Sannino spaccia per 3-5-2 uno schieramento con la difesa a cinque, i tre di centrocampo in ripiegamento costante e perfino Paloschi costretto a fare gli straordinari in copertura, con il solo Pellissier autorizzato a restare qualche metro (non molti) più avanti.
Tutti dietro la palla quando la Roma attacca, comunque, e tutti in barriera ogni volta che i giallorossi vanno a battere un calcio di punizione dal limite. Quello che in una partita di scacchi si chiamerebbe arrocco alla regina (Pjanic, che però ha abbastanza classe anche per venire a capo dei raddoppi di marcatura) riesce piuttosto bene nel primo tempo: il Chievo si affaccia dalle parti di De Sanctis dopo un manciata di secondi dal fischio d’inizio (diagonale perfetta del solito De Rossi, urlacci rituali di De Sanctis, quando basta per richiamare all’attenzione Castan e Benatia) e poi mai più. Si gioca solo nella metà campo gialloblù, eppure sulla strada per la porta di Puggioni c’è talmente tanto affollamento che l’unica soluzione è provarci da lontano. Al 7’ De Rossi imbecca Marquinho che però aspetta troppo per calciare e favorisce l’uscita di Puggioni, poi lo stesso brasiliano ci prova dal limite con il sinistro per due volte, la prima ribattuta, la seconda con il pallone abbondantemente sopra la traversa. La serata è di quelle complicate e pure un po’ povere di idee. Al 21’ Torisidis triangola bene con Ljajic sulla destra, ma l’ultimo tocco del greco è una via di mezzo fra un tiro e un cross basso, in ogni caso troppo debole per impensierire Puggioni. Passano tre minuti e Strootman ci prova da lontano con il sinistro, il portiere del Chievo smanaccia in qualche modo e poi Ljajic non riesce a ottenere altro che una rimessa dal fondo. Nel frattempoCastan, per arginare un’estemporanea iniziativa di Paloschi sulla sinistra, rimedia il giallo che gli farà saltare la trasferta di domenica a Torino. L’ultima nota di un primo tempo decisamente sottotono è De Rossi che difende palla da terra nel cerchio di centrocampo e serve Marquinho, sinistro dal limite e palla fuori di poco sul palo lontano.
Nella ripresa serve una scossa e Garcia la cerca inserendo Florenzi prima e Balzaretti poi al posto di Marquinho e Dodò, in difficoltà contro Paloschi dopo aver tenuto bene nel primo tempo. Mosse azzeccate, perché non sono passati dieci minuti dai cambi che Florenzi scambia con Ljajic all’altezza del vertice sinistro dell’area, il serbo gli restituisce il pallone in profondità, lui dà un’occhiata all’area e piccola e mette in mezzo un cross perfetto con il sinistro (che non è nemmeno il suo piede) e trova sul secondo palo la testa di Borriello, che quasi non ha bisogno di saltare per anticipare Puggioni e Dainelli e mettere la firma sul primo gol stagionale, il terzo al Chievo in carriera. Il vantaggio funziona da tana libera tutti per la squadra di Sannino, che comincia a giocare a pallone e varcando la propria metà campo: poco prima della mezz’ora Rigoni serve in profondità Paloschi, che però è in fuorigioco di rientro, seppur segnalato con qualche istante di ritardo. Borriello sfiora la doppietta a 10’ dallo scadere con un sinistro di prima intenzione ancora su invito di Florenzi, che però finisce alto, poi è Ljajic a chiamare Puggioni a un intervento decisivo con un calcio di punizione dal lato corto dell’area battuto direttamente in porta. Serve un’ulteriore dose di pazienza per aspettare la fine dei quattro minuti di recupero e non c’è un giocatore della Roma che non si faccia trovare sempre nel posto in cui dovrebbe stare (e se anche fosse qualche metro più in là, c’è sempre De Rossi a colmare i vuoti). Il triplice fischio scioglie in nervi: dieci vittorie, trenta punti. In ogni caso, con lode.