(M.Bianchini) – Grande Roma. Per oltre due mesi ha tenuto in scacco l’Italia calcistica con il suo record di 10 vittorie di fila. L’ undicesima manca all’appello per colpa di un fischietto blasfemo. Allegro e trionfante egli ha partecipato più tardi alla “cena delle beffe”, durante la quale ha incrociato il calice del brindisi con l’amico Ventura. Per carità, niente di male. Ma si può dire anche l’opposto. Una Roma bella, sorniona, a tratti beffarda, è sembrata l’emblema di antiche gesta della sua storia millenaria. Inutilmente maldestri cecchini hanno tentato di impallinarla con i loro fucili di carta. Pure l’estremo ricorso alla scienza occulta è fallito miseramente. La truppa di Garcia ha continuato a marciare con l’andatura di una grande.
Quanto durerà? I più ottimistti addetti ai lavori dicevano: “4-5 settimane, poi tornerà nell’ombra”. I pessimisti replicavano: “Arriverà il flop. Se ne accorgerà presto Garcia”. Le prime tre giornate si consumarono fra l’indifferenza, nonostante gli squillanti successi romanisti conquistati con il Livorno, con il Verona e con il Parma. “E’ in arrivo il momento della verità” si disse alla vigilia del derby con Lazio. E verità fu, tradotta in un secco 2-0. La trasferta a Genova contro la Sampdoria cominciò ad attirare le prime curiosità presto soddisfatte: ancora vittoria con il classico 0-2. E quando il canestro contenente 5 palloni si infilò nella rete del Bologna, i puntuali chiaroveggenti sottolinearono: “stanno per finire i fuochi d’artificio, domenica arriverà penserà la grande Inter di Mazzarri“. Ma i nerazzurri furono tramortiti dal punteggio di 0-3 e dal gioco di Garcia. Le preoccupazioni si trasformarono in panico il giorno in cui apparve sul tabellone dell’Olimpico: Roma 2 Napoli 0. Fu allora che Conte si affacciò sugli schermi televisivi per dichiarare: “Juventus e Napoli stanno rispettando le proprie tabelle di marcia, ma la Roma le sta offuscando”. Purtroppo quella gara colma di gioia, ebbe una coda di tristezza infinita quando si seppe dell’infortunio di Capitan Totti. Garcia tentò di colmare l’assenza andando a cercare pure nelle radici della filosofia aristotelica; “La natura non ama il vuoto, giocherà un altro”. E mentre continuava a ripetere: “calma, non abbiamo vinto ancora nulla”, i suoi uomini si preparavano a violare il campo dell’Udinese, imbattuto da un anno, con una splendida rete di Bradley, seguito a ruota da quella di Borriello al Chievo con cui la Roma raggiunse la vetta record di 10 vittorie consecutive. Tutto sembrava filare liscio come il pallone di Strootman che si insaccò nella porta del Torino, quando un certo signor Banti si trasformò in protagonista. Ma già da domenica all’Olimpico gli arrabbiati cuochi giallorossi ptrebbero cucinare il Sassuolo, mentre i galletti di Juventus e Napoli si beccheranno fra loro. E qualche loro penna resterà sul terreno. Meglio se con un pareggio. Torneremmo nel caso a +5 momentaneamente cancellato da quel “birichino” di Banti.