(D. Galli) La tagliola politica e quella mediatica – ieri notevolissima esercitazione dialettica antiromanista da parte di un noto quotidiano del Nord – sono pronte. In caso di incidenti a Bergamo città, e quindi non solo a Bergamo stadio (ma negli stadi non accade più nulla, per inciso), scatterà inesorabile, segando le gambe alla Away, la card della Roma che permette di andare in trasferta anche ai non tesserati e che nel mirino dell’opinione pubblica – il vero giudice delle tifoserie italiane, altro che quello della Lega – c’è già finita per episodi a volte marginali. Doppia posta in palio domenica, signore e signori della Roma. Ci sono i tre punti e c’è la libertà che è partecipazione alle trasferte, libertà di seguire questa squadra sempre meravigliosa pure quando pareggia e maledici il mondo e non solo quello, libertà di andare a Bergamo – prezzo del biglietto 20 euro, punti vendita le ricevitorie Lottomatica – assieme ad altri 1499 come te. Romanisti.
Uomini e donne che vanno là per cantare, senza la classica generalizzazione operata ieri da qualcuno del tipo “quelli che ci andranno saranno ultras”. Che non è mai l’equivalente di violenza, ma vallo a spiegare, che magari fossero tutti ultras davvero, perché l’unica equazione valida è che chi sarà a Bergamo sarà romanista tanto. Ma proprio tanto. I mille e trecento che hanno acquistato un biglietto sanno che Bergamo non è terra facile per chi è romano. Lo sanno da mesi anche all’Osservatorio sulle manifestazioni sportive, dove due giorni fa, durante una riunione straordinaria, è stata espressa preoccupazione. La questione è semplice: il Viminale, le Questure, le società, tutti temono degli incidenti in imprecisati punti della città, lontano o lontanissimo dallo stadio. Se dovesse accadere, non sono quotate le dichiarazioni scandalizzate di qualche esponente politico del Nord, qualcuno che invece non s’è scandalizzato quando in estate i tifosi atalantini si sbellicavano dalle risate mentre una sorta di tank – sopra c’era Migliaccio, poi multato di 17 mila euro dalla Disciplinare – distruggeva delle carcasse di auto coi colori di Brescia e Roma. «Era semplicemente una cosa goliardica». Anche ieri ha provato a ridimensionarla così ’sta storia, il tecnico dell’Atalanta, il romano Stefano Colantuono. Forse. Ma alla Roma, a Trigoria, un episodio del genere sarebbe costato una punizione esemplare per il tesserato responsabile. Responsabile di aver contribuito a rendere questa trasferta ancora più difficile. Ancora più pericolosa. E questo è stato fatto presente nel corso della riunione straordinaria al Viminale, alla quale ha partecipato un rappresentante dell’Atalanta. Ecco, questo è l’avviso. È pronta l’etichetta appiccicosa del barbaro romano. In ballo ci sono due terzi di campionato dove la Roma non può essere sola. Perché sola per l’Italia c’è andata per 3 anni. Davvero troppo.