(V. Meta) – Stavolta per regalare punti al Cagliari non c’è stato bisogno nemmeno del solito gol di Daniele Conti. È bastata una Roma che ha fatto la partita, ha rischiato pochissimo, ha colpito una traversa e battuto diciannove calci d’angolo, senza riuscire a trovare il gol che le avrebbe permesso di tornare a vincere e restare prima.All’Olimpico arriva il terzo pareggio di fila, il secondo consecutivo in casa e domenica a Bergamo si andrà per fare una cosa che finora la Roma non ha mai fatto: rincorrere. A quasi quaranta giorni dalla vittoria di Pirro contro il Napoli, Garcia ritrova dal primo minuto Gervinho, che parte a sinistra in un tridente senza centravanti con Ljajic e Florenzi. In panchina, per la prima volta da inizio stagione, c’è Mattia Destro, che l’ultima partita l’ha giocata cinque mesi fa con l’Under 21. Lopez torna all’Olimpico sperando in un altro colpaccio: senza Nainggolan c’è Eriksson a completare il terzetto di centrocampo con Dessena e Daniele Conti, mentre in avanti Cossu vince il ballottaggio con Pinilla.
Parte forte, la Roma, che nei primi cinque minuti non esce praticamente mai dalla metà campo del Cagliari e al 4’ va vicinissima al vantaggio grazie a uno spunto travolgente di Gervinho, che salta due avversari, entra in area e calcia da posizione defilata, Avramov tocca ma la palla resta lì e deve intervenire Astori a salvare sulla linea. Sugli sviluppi dell’angolo seguente, la palla arriva a Maicon, destro sul secondo palo che ancora Avramov riesce a mettere in corner. Finita la sfuriata iniziale, i ritmi si abbassano leggermente, per quanto l’impressione sia sempre che i giallorossi abbiano la situazione sotto controllo. Al quarto d’ora, su un angolo dalla sinistra toccato indietro, Florenzi ci prova di prima intenzione con il destro all’altezza della lunetta e il pallone finisce alto non di molto. Poco più tardi, al 20’, lo stesso Florenzi si lamenta molto (e come lui tutto lo stadio) per un contatto appena dentro l’area con Dessena sotto gli occhi di Celi, che però dà vantaggio e poi sorvola. Il possesso palla è saldamente nelle mani della Roma, che più che in costruzione fatica un po’ quando c’è da finalizzare, anche perché Ljajic si vede a sprazzi e il giovane Murru è bravo a contenere Florenzi (i problemi veri glieli crea Maicon, che però non sempre è preciso). Alla mezz’ora ci prova Pjanic dalla distanza e la sua conclusione è bellissima, ma sibila a pochi centimetri dal palo dando soltanto l’illusione del gol. Il Cagliari si affaccia dalle parti di De Sanctis solo al 33’, quando su un cross dalla sinistra di Cossu, Morgan toglie dalla porta un colpo di testa a botta sicura di Ibarbo. Cinque minuti più tardi l’occasione più importante del primo tempo: cross di Dodò, testa di Gervinho, palla che va a sbattere sulla traversa. Sull’angolo seguente, una splendida apertura di prima intenzione di De Rossi pesca tutto solo Strootman, stop e conclusione di controbalzo, solo che il piede è quello sbagliato e Avramov riesce a respingere.
Si ricomincia sullo stesso canovaccio, la Roma fa tutto bene fino a quando non c’è da tirare, perché allora o la mira fa difetto o interviene qualche deviazione a mettere in angolo. I giallorossi non riescono nemmeno ad approfittare dei continui tiri dalla bandierina e Garcia in panchina allarga le braccia ogni volta che vede il pallone ribattuto indietro. A metà tempo il tecnico prova a giocarsi la carta Borriello per dare peso a un attacco spuntato, ma subito dopo viene allontanato per proteste e a guidare la Roma resta il suo vice Bompard. Si va avanti a forza di angoli e cross intercettati, il Cagliari si chiude bene e trovare spazi diventa un’impresa, in un Olimpico di minuto in minuto più silenzioso. A 10’ dalla fine Maicon lascia il campo (non esattamente felice della sostituzione), al suo posto entra Bradley nell’inedita posizione di terzino destro. La beffa, che visti i precedenti della Roma con il Cagliari sarebbe tutt’altro che sorprendente, non si materializza grazie alle mani di De Sanctis, che al 39’ vola a mettere in angolo un destro dalla distanza di Eriksson. A 2’ dalla fine si fa male Benatia, al suo posto entra Burdisso per affrontare senza riscaldamento i quattro minuti di recupero. Quattro minuti di speranza, che diventa rabbia quando Avramov toglie dalla porta una conclusione a colpo sicuro di Borriello. Della gelida notte dell’Olimpico è questo che resta. La rabbia.