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IL TEMPO C’eravamo tanto odiati

Pallotta e Agnelli

(A. Austini) – Sempre e comunque Roma-Juventus. La classifica, seppur prematura, dice che è tornato il duello degli Anni Ottanta, rinnovato all’inizio del nuovo millennio. Con tante similitudini e una differenza macroscopica: se Viola e Sensi avevano dichiarato guerra, seppur in modo diverso, all’Avvocato e poi alla Triade, ora Pallotta sembra viaggiare in sintonia con Agnelli jr. I due presidenti si sono incontrati in occasione dell’ultimo viaggio in Italia del «boss» romanista. La vedono in modo simile su diverse questioni manageriali e guidano la rivolta delle cosiddette «sette sorelle» in Lega per rivoluzionare un movimento che ha perso competitività rispetto al resto dell’Europa. La prova dell’«alleanza» c’è stata ad agosto, quando Trigoria ha aperto le porte alla Juventus per l’allenamento della vigilia di Supercoppa. Anche sul mercato i due club cercano di non pestarsi troppo i piedi: due anni fa Vucinic è passato da una sponda all’altra, nell’ultima sessione Quagliarella stava per fare il viaggio opposto.

Rispetto tra i dirigenti sì, ma sul campo la rivalità è rimasta accesa. E ci mancherebbe. Quale avversario più della Juve di Conte può spezzare il sogno della sorprendente Roma di Garcia? A livello di risorse e programmazione è Davide contro Golia. I bianconeri incassano quasi 100 milioni da diritti tv, hanno uno stadio di proprietà e una squadra ormai rodata da tre anni che costa 115 milioni di euro. Il monte ingaggi della rosa giallorossa non è poi così lontano – circa 92 milioni lordi – ma di soldi in bilancio ne entrano decisamente meno (circa 65 milioni la quota diritti tv) e per il terzo anno di fila la Roma è stata rivoluzionata sul mercato. A favore di Garcia c’è quel punticino di vantaggio rimasto in classifica, la «fame» di vittorie forse superiore e la possibilità di concentrarsi solo sul campionato.

A giudicare l’operato degli arbitri nelle prime dodici giornate c’è però un nemico in più da battere. Gli episodi dell’ultimo turno vanno nella stessa direzione dei precedenti più decisivi per la classifica. Il rigore su Ljajic è stato trasformato in simulazione, con tanto di ammonizione e multa da 2mila euro come prevede il regolamento, da un Giacomelli probabilmente condizionato dalla presenza del designatore Braschi all’Olimpico. Voleva mostrarsi coraggioso davanti al «capo» e ha finito per combinare un altro disastro. A Torino l’assistente Coriolato non ha fatto meglio convalidando il gol in fuorigioco di Llorente.

Ma se le polemiche arbitrali sono un tema caldissimo nel tam-tam romanista, con le debite repliche juventine stizzite, a Trigoria continuano a tenere i toni bassi. Certe decisioni non sono piaciute, ma in pubblico non si deve dire. Per non dare alibi alla squadra e per mantenere la concentrazione. «Se pensassimo che il campionato non è regolare perché gli arbitri decidono come finiscono le partite – dice il dg Baldissoni – non dovremmo scendere in campo: è evidente che non sia così. I risultati dipendono da tante cose che sono fuori dal nostro controllo, come fortuna, bravura degli avversari, decisioni arbitrali. Tutte cose di cui noi non dobbiamo assolutamente preoccuparci».

Una conferma del «low profile» lanciato da Baldini, «perché se dovessimo pensare che strillando possiamo condizionare gli arbitri, commetteremmo un altro errore ancor più grave e sciocco». Semmai la Roma si gode il suo primato, solo intaccato dagli ultimi due pareggi. «La squadra ad oggi ha fatto cose straordinarie ed è bene non dimenticarlo» aggiunge Baldissoni che poi si concede una stoccatina a Lotito. «Non vinciamo più? Qualcuno sta pagando i contro-maghi evidentemente… ». Se Roma-Juve è diventata una sfida all’insegna del bon-ton, la rivalità da derby è intatta.

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