(E. Menghi) – Dai russi ai cinesi, passando per gli sceicchi di turno. Tra bufale e mezze verità, sono stati molti gli investitori che hanno provato a comprare la Roma.
Nel novembre del 2004 comparve all’orizzonte il sogno russo, la Nafta Mosvka, con in prima filaSuleiman Kerimon, che 7 anni dopo comprò l’Anzhi, portandolo dalle stelle alle stalle, da Eto’o alla svendita di tutti i talenti. L’affare con Franco Sensi sembrava vicinissimo alla chiusura nel febbraio successivo, ma non andò mai in porto.
Nel 2008 fu il turno di George Soros, il magnate con il passaporto americano che stava per mettere nero su bianco l’accordo dal valore di 283 milioni di euro, quando Rosella Sensi si presentò con un’offerta di quasi il doppio proveniente da un fantomatico sceicco arabo: saltò tutto con successivi rimpianti. Nel 2009 si fece avanti Vinicio Fioranelli, tutto sembrava andare nel verso giusto, ma la certificazione di Mediobanca, l’advisor del club giallorosso, non arrivò mai. Era un bluff. Fioranelli fu poi arrestato in Austria con l’accusa di aggiotaggio. Provarono ad inserirsi Angelini e Angelucci, ma si defilarono presto.
Poi toccò all’egiziano Sawiris, che nel 2006 comprò la compagnia telefonica Wind, main sponsor della Roma fino all’anno scorso, e che aveva ambizioni da presidente, ma Unicredit gli preferì il gruppo americano, all’epoca presieduto da DiBenedetto e oggi da Pallotta.
La ricerca di nuovi soci è d’attualità, perciò la storia continua, anche se finora ha fatto registrare la bufala Al Qaddumi e la comparsata dell’arabo Al Hamed a Ciampino. Una cordata cinese era apparsa a Milano, sponda Inter, salvo poi scomparire nel nulla.