(D.Palizzotto) – Per fortuna c’è di mezzo un oceano. Da Boston a Milano, James Pallotta e Claudio Lotito non si fanno i complimenti. Al contrario, i presidenti di Roma e Lazio hanno dato vita a un botta e risposta serrato, stavolta sul tema della Lega di serie A,palcoscenico ideale per lo scontro tra il biancoceleste – alleato con il Milan e le squadre medio piccole – e il giallorosso, in prima linea nella «rivoluzione» delle sette sorelle (Juventus, Inter, Fiorentina, Sampdoria, Verona e Sassuolo oltre alla Roma).
Ogni pretesto è buono per discutere. Dai diritti televisivi – tema sul quale l’«opposizione» sembra aver avuto la meglio – all’organizzazione interna dell’organo rappresentativo delle società di serie A, in mano al duopolio Milan-Lazio dallo scorso 18 gennaio, data della rielezione del presidente Beretta e dell’esclusione degli altri grandi club da ogni carica direttiva.
Stavolta ad accendere la miccia ci ha pensato Pallotta, direttamente da Boston: «Alla Lega serve una nuova imprenditorialità – ha spiegato il presidente giallorosso in un’intervista a la Repubblica – bisogna evolversi, è stato perso troppo tempo. Galliani presidente? Ho detto gente nuova, un management diverso, più trasparente. Tante cose devono cambiare». Un attacco diretto che non poteva lasciare silente Lotito: «Se Pallotta viene in Lega può benissimo dare il suo contributo – ha osservato il presidente biancoceleste con tono polemico prima di partecipare all’Assemblea – ma se gli uomini nuovi sono quelli che hanno creato buchi milionari altrove…». Un riferimento neppure troppo velato al nuovo consulente giallorosso per i diritti televisivi Guido Fienga, ex amministratore delegato del gruppo Dahlia scomparso nel 2011 per i cattivi risultati economici.
Il derby dialettico si è fermato qui per lasciare spazio all’ennesima Assemblea convocata a Milano per la questione dei diritti televisivi. Dopo gli scontri della scorsa estate, i venti club di serie A sembrano aver trovato una visione comune, almeno per il momento. Rigettata la prima proposta ricevuta dall’advisor Infront incaricato di vendere i diritti sul mercato italiano (900 milioni di euro a stagione come minimo garantito alla serie A per il triennio 2015/18, più o meno la stessa cifra incassata dai club in questa stagione, naturalmente diritti esteri esclusi), le società hanno approvato all’unanimità una controproposta.
I termini sono i seguenti: la serie A chiede un minimo garantito di un miliardo l’anno per il triennio 2015/18, con rinnovo automatico del contratto per il triennio successivo se Infront garantirà una cifra superiore al miliardo e cento milioni. «Adesso si entra nella fase più stringente – ha spiegato Beretta dopo aver consegnato la proposta a Marco Bogarelli, numero uno di Infront – e nel merito di una trattativa interessante». A condurla saranno Claudio Lotito e Andrea Agnelli, rappresentanti delle opposte fazioni, segno di una pace momentaneamente ritrovata. Derby escluso, naturalmente.