(A.Serafini) Tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo il mare. E in quello di Trigoria il ponte di comando rimane saldamente nelle mani di James Pallotta. Già, perché la trattativa avviata tra Unicredit e il magnate cinese Chen Feng (pronto ad acquistare parte delle quote di controllo del club di proprietà dell’istituto bancario, attualmente al 31%) è in divenire, ma potrebbe cambiare poco o nulla negli assetti societari del club di Trigoria.
La trattativa preliminare condotta nell’ultimo periodo da Unicredit è stata comunicata con «volontario ritardo» a Pallotta. Nessun incontro è andato in scena tra il tycoon bostoniano e gli esponenti del gruppo orientale: una situazione che ha convinto il numero 1 a fare chiarezza con una nota «velenosa» rilasciata nel pomeriggio di ieri: «Siamo fortunati di essere coloro che si prendono cura di una grande organizzazione per la quale c’è tanta gente che mostra interesse e che vuole farne parte. Il nostro obiettivo è sempre quello di perseguire il meglio per la Roma, non possediamo alcuna conoscenza particolare circa il desiderio di Unicredit di vendere la sua partecipazione o piuttosto della trasparente ragione di un pubblico dialogo. Pertanto noi come voi aspetteremo il prossimo ciclo di notizie per saperne di più…».
La traduzione lascia poco spazio alle interpretazioni, sottolineando anche lo stupore verso il comportamento della Banca nella gestione mediatica della vicenda. Una vecchia ruggine tra soci uscita allo scoperto dopo due anni passati con l’obbiettivo comune di trovare nuovi investitori e accompagnare l’uscita della banca dall’azionariato romanista (l’ad Ghizzoni ha imposto al vice direttore Fiorentino di cedere le quote in As Roma entro il 2014). Una caccia al socio intralciata dall’incidente «Al Qaddumi», ma sempre condotta direttamente dagli uffici di Boston.
Il colosso dell’Hna (potenza mondiale nei settori del turismo, alberghi e compagnie aeree) fondata e diretta da Feng entrerà a far parte del club giallorosso soltanto dopo aver ricevuto il benestare del presidente. Pallotta infatti, dal 31 marzo del 2012 mantiene il diritto di prelazione sulla cessione di quote da parte della banca. Una norma prevista non solo dal codice civile, ma specificata nei patti parasociali siglati dalle parti nel 2011. In parole più semplici, Pallotta gode della priorità sull’acquisizione delle quote destinate al nuovo investitore, anche se al momento non ha intenzione di esercitare il diritto.
Quella di Feng è stata l’offerta migliore delle cinque proposte arrivate sul tavolo di piazza Cordusio (le altre sono arrivate da un altro gruppo cinese ancor più «ingombrante» e da americani, indonesiani e italiani), intenzionata a versare circa 40/50 milioni nelle casse della banca per garantirsi un pacchetto di azioni tra il 20 e il 25% nella Neep (la controllante del 78% di As Roma) e profilando un aumento di capitale dedicato all’operazione che consentirebbe la diluizione delle quote attualmente in mano agli americani (69% tra AsRoma LLC e Raptor) e la banca (31%). Il nuovo socio e la banca potrebbero blindare poi il 20% dei cinesi e l’11% degli italiani, in una newco che costituirebbe il 31% della holding su cui però Pallotta avrebbe comunque un’ulteriore prelazione.L’obiettivo successivo sarebbe quello di «traslare» l’aumento di capitale direttamente nelle casse del club, operazione necessaria per il futuro della Roma a cui la banca non vuole partecipare.
In attesa di novità, Pallotta ratifica il proprio potere senza grosse preoccupazioni. Così come i dirigenti al Bernardini dove ieri, dopo aver programmato una visita per mesi, l’ex ct della nazionale cinese ha assistito all’allenamento mattutino. Ironia del destino.