(D. Palizzotto) – Quaranta giorni di attesa per rilanciare un incubo. La Corte di Giustizia Federale ha finalmente pubblicatole motivazioni della sentenza d’appello del processo sul calcioscommesse relativo al capitano della Lazio Stefano Mauri, punito con nove mesi di squalifica per non aver denunciato le presunte combine delle gare Lazio-Genoa e Lecce-Laziodel maggio 2011.
I giudici non hanno dubbi: Mauri era a conoscenza dei tentativi illeciti messi in atto da «zingari» e «ungheresi» ma non si rivolse, come avrebbe dovuto, alla Procura Federale. La convinzione della Corte è giustificata dai contatti continui tra il capitano della Lazio e l’amicoAlessandro Zamperini nei giorni precedenti le due partite. «L’incontro di Formello (avvenuto poche ore prima della sfida con il Genoa, ndr) e anche l’incontro di Lecce – si legge nelle motivazioni della sentenza d’appello – erano giustificati dalle proposte illecite avanzate daZamperini a Mauri e dall’esigenza di acquisire aggiornamenti sull’evoluzione del tentativo di combine». Dunque, secondo la Corte, Mauri merita due omesse denunce (e non una come deciso in primo grado). Almeno per ora. Perché questo, in fondo, è l’elemento più importante della sentenza d’appello. Per i giudici, infatti, «la cornice probatoria non conduce all’affermazione della responsabilità del Mauri per l’illecito (per cui la sanzione minima è 3 anni con relativa penalizzazione della società, ndr)», ma soltanto «allo stato degli atti». In altre parole, la Corte non esclude nuovi sviluppi delle indagini e dunque un altro processo sportivo.
Un concetto ribadito più volte all’interno delle 39 pagine delle motivazioni.«Le valutazioni di questa Corte – si legge a pagina 19 – non possono che essere formulate allo stato degli atti e nella consapevolezza che le risultanze attuali potrebbero essere superate da future acquisizioni in altro procedimento». Chiaro, no? Eppure i giudici della Corte sentono la necessità di ribadire il concetto. «Il Collegio – si legge a pagina 30 –rimarca ancora una volta come la propria decisione venga assunta all’esito di una ponderata valutazione del materiale probatorio ad oggi disponibile, nella piena consapevolezza della possibile evoluzione delle indagini tuttora in corso». Si potrebbe giustificare tutto con un semplice«repetita iuvant», ma l’insistenza dei giudici deve avere una spiegazione. E cosa altro, se non le ricorrenti voci in arrivo da Cremona?
Dopo aver prorogato le indagini fino a marzo e disposto per il 10 dicembre l’incidente probatorio sui dispositivi tecnologici sequestrati, i magistrati di Cremona sembrano avere in mano nuovi importanti elementi contro Mauri, ma non solo. Si parla di altri giocatori di vertice coinvolti nei rapporti con il famoso mister X (la cui identità resta segreta, ma dovrebbe trattarsi di un ex dirigente di serie A). Soltanto voci? Forse, ma i giudici sportivi sembrano credere ai magistrati di Cremona. E per Mauri (in attesa del giudizio delTnas del Coni, la Cassazione sportiva, in arrivo entro Natale), l’incubo non è ancora finito.