(V. Conte) – Governo costretto a riscrivere la norma sugli stadi (e sui nuovi quartieri) , ora che pare non piacere più quasi a nessuno, travolta com’è dall’accusa di favorire speculazione edilizia e cementificazione del territorio. Neppure al governo (almeno una parte) che pure l’ha formulata per destinarla al pacchetto degli emendamenti dell’esecutivo alla legge di Stabilità. Ieri sera, in commissione Bilancio del Senato, fino a tardi hanno atteso la versione corretta. Non scontata però, a sentire il viceministro dell’Economia Fassina (Pd): «La norma così com’è non va, potrebbe anche non essere ripresentata». Né gradita al ministro dell’Ambiente Orlando (Pd) perché non m linea, anzi «in contrasto con la legge sul consumo del suolo» che lui vorrebbe presto mettere a punto.
A suscitare le ire di ambientalisti, opposizione (Cinquestelle e Sel), molti parlamentari del Pd non è solo la parte dell’emendamento che assegna licenze ai privati per costruire nuove cittadelle dello sport, con tanto di stadio di calcio, negozi, cinema e supermercati, grazie pure al denaro pubblico (44 milioni di euro stanziati nel triennio) e ad alcune semplificazioni amministrative. Ma l’altra parte. Quella che consente agli stessi privati di costruire, nel giro di 14-15 mesi, nuovi «insediamenti edilizi o interventi urbanistici» che siano «anche non contigui agli impianti sportivi». In pratica, interi quartieri. Basta uno studio di fattibilità da pre- L’emendamento serve proprio a frenare ogni speculazione, ogni devastazione sentare in Comune, accompagnato da piano finanziario e accordo con le società sportive. «Chiediamo al governo e al ministro dello Sport Dehio di intervenire affinché l’emendamento venga opportunamente modificato sulla base di un modello sostenibile», scrivono 17 deputati pd.
Mentre altri colleghi di partito (come Morassut) ne pretendono il ritiro immediato e il presidente della commissione Ambiente di Montecitorio, Ermete Realacci, lo definisce «cavallo di Troia per interessi speculativi» e un «tana libera tutti» a costruire «senza limiti», con «l’alibi dell’adeguamento degli impianti sportivi». L’unico rimasto adifendere l’operato del governo è proprio Delrio. «Nell’emendamento ufficiale non ci sarà alcuna cementificazione», promette. Secondo il titolare della delega allo Sport (toccata a lui dopo le dimissioni di Josefa Idem), in circolo dunque ci sarebbero «alcune bozze non ufficiali» in contrasto con lo spirito dell’esecutivo. Alla fine, assicura Delrio (che nega la paternità del testo), non arriveranno «né speculazione edilizia, né devastazione del territorio, bensl la volontà di ammodernare l’impiantistica sportiva, professionistica e di base, visto che in questo il nostro Paese è trai più arretrati d’Europa». Dunque un emendamento senza padri – a Palazzo Chigi si pretende di non conoscerne l’autore – che ora rischia però il binario morto. A meno che il ministero di Delirio e quello di Lupi (Pdl, Infrastrutture), all’opera congiunti, non lo rendano accettabile.